Home Blog Page 27

Anna ha lasciato il suo lavoro nel 2012: sentivo di stare sprecando la mia vita dietro una scrivania

0

Come spesso accade, è un evento importante a smuovere le radici dei nostri sogni, ed è quello che capitò anche ad Anna, ragazza Inglese originaria del Suffolk.

Nel 2012 Anna infatti lasciò la sua vita normale nella grigia Inghilterra per inseguire il suo sogno: cercare di fare della sua vita un lungo viaggio.

All’epoca Anna lavorava come receptionist per alcuni hotel di lusso – ” Sentivo che stavo sprecando gli anni migliori della mia vita, che doveva esserci qualcosa in più da scoprire “.

Fu così che nel 2012 lasciò tutto e intraprese il suo lungo viaggio verso i suoi sogni.

 

L’inizio della dipendenza da viaggio

Tutte le persone che sono state colpite dal Travel Bug hanno avuto un momento chiave che li ha portati alla dipendenza da viaggio.

Per Anna, quel momento capitò durante un tour in Europa dopo la sua laurea L’Europa è incredibile. In poche ore di treno è possibile essere in un paese completamente diverso, parlare una nuova lingua e conoscere una nuova cultura. Quelle 6 settimane furono il mio primo vero viaggio indipendente e da li cominciò il mio cambio di Mindset”

Tornata dal viaggio nella sua città, cominciò appunto a lavorare negli hotel di lusso e non fu facile.

La vita gli sembrava vuota e grigia, e tutto pareva essere caduto in una routine senza fine.

” Tornare a casa fu devastante, nulla mi sembrava avesse senso e ogni cosa che facevo non era minimamente paragonabile alle emozioni che provavo in viaggio “

Ecco quindi la goccia che fece traboccare il vaso: un problema alla retina dell’occhio la costrinse ad un delicato intervento, e li capì che la vita era troppo breve per sprecarla dietro a qualche scrivania di un hotel di lusso.

” Dopo l’intervento mi costrinsi a mettere al primo posto i miei sogni. La vita è troppo breve ed imprevedibile per continuare a rimandare tutto “

Finito l’intervento lavorò duro per altri 18 mesi, risparmiò più soldi possibile e alla fine si lasciò tutto alle spalle e cominciò la sua nuova vita.

IG @globalgallivanting

 

Viaggiare per sentirsi vivi

Le persone viaggiano per diversi motivi, alcuni viaggiano solo per scappare dalla loro routine, alcuni per raggiungere un luogo che sognavano da tempo e poi ci sono quelli, come Anna, che viaggiano a tempo indeterminato per sentirsi liberi e per fare del mondo la propria casa.

” Penso che viaggiare sia molto di più che visitare luoghi di interesse, viaggiare può cambiare le tue prospettive di vita, e viaggiare lentamente può farti sentire quella sensazione di libertà che le persone, schiacciate dalla vita nella società e dalla routine, hanno dimenticato”

” Io viaggio per crescere come persona, per arricchire la mia vita con le meraviglie che questo fantastico mondo propone, viaggio per rendere ogni giorno speciale”

Non è possibile vivere questa vita aspettando il weekend o le ferie concesse al lavoro per godere delle meraviglie di questo mondo “

In una vita fatta di stress lavorativo e bollette da pagare, pensare di poter viaggiare a tempo indeterminato sembra impossibile.

Eppure i modi e le possibilità ci sono.

” Molti pensano che io viaggi per scappare dalla realtà ma non è così,anzi. Io viaggio per avere la possibilità di fare esperienze su ogni cosa che questa fantastica vita offre, Non viaggio per scappare dalla vita, viaggio per far si che la vita non scappi dalle mie mani “

 

La Travel Lifestyle di Anna

E’ normale immaginarsi che chi può vivere viaggiando sia sempre dislocato nei luoghi più belli del mondo, ma per Anna lo scopo del viaggio non è questo ” Viaggiare nelle mete più turistiche non è il mio scopo, io amo viaggiare lentamente, amo immergermi nelle culture e imparare da esse, per questo spesso evito i luoghi più turistici “

” Invece di spendere qualche giorno in un posto, mi fermo anche più di una settimana anche solo per girare per locali e visitare i posti meno turistici senza alcun piano, in questo modo si possono trovare posti e persone che non avrei mai raggiunto leggendo una semplice guida “

” Cerco sempre di viaggiare  con voli di sola andata, mi piace essere spontanea nei confronti del viaggio, e gustandolo lentamente è possibile dare la possibilità ad esso di stupirti con piacevoli sorprese “

Così, Anna ha cambiato drasticamente vita e ha cominciato questo cammino che gli permette di vivere viaggiando, non male vero?

IG @globalgallivanting

 

Ma come è possibile permettersi ( economicamente ) di viaggiare così tanto ?

La prima cosa che viene da pensare leggendo la storia di Anna è che lei sia una persona ricca o che abbia vinto una qualche sorta di lotteria.

” Molte persone pensano che io sia fortunata a poter viaggiare così tanto, o che abbia un qualche potere speciale; io non sono ricca e non ho vinto alcuna lotteria e il fatto che le persone pensino subito a questo mi annoia e non poco”

” Viaggiare non è così dispendioso come la gente pensa, anzi. Certo, se si vuole alloggiare in hotel di lusso e viaggiare in prima classe diventerà tutto molto costoso, ma se ci si sa adattare, viaggiare può costare dai 10 ai 15 € al giorno “

” Paradossalmente, è molto più dispendioso vivere la vita tradizionale con affitto e macchina piuttosto che vivere viaggiando

Di certo ci vuole molta organizzazione prima di poter lasciare il proprio posto fisso per dedicarsi ad un viaggio full time.

” Prima di lasciare il lavoro sono tornata a vivere dai miei genitori ( e non fu facile ) e da li ho cominciato a risparmiare il più possibile, quando mi sono licenziata, dopo 18 mesi, avevo messo da parte circa 10.000 € “

” Ho viaggiato in Asia per un pò, poi sono approdata in Australia e ho avuto modo di guadagnare ancora qualcosa; da li il mio blog a cominciato a fruttarmi qualcosina e nel frattempo mi resi conto che le mie skills da copywriter e Seo erano migliorate e ho cominciato a propormi come freelance su Upwork, e così sono diventata una Nomade Digitale

E ci sono possibilità per viaggiare gratis anche per chi non può monetizzare con dei profitti online.

” Anche se comunque non si possiede un blog, ci sono tanti altri modi per vivere viaggiando; si può fare CouchSurfing, house sitting, fare volontariato o fare workaway e ne potrei citare altri. Io stessa ho usufruito di questi modi per poter viaggiare prima di diventare nomade digitale “

” Il segreto per potersi permettere di viaggiare costantemente è di mettere il viaggio come priorità “

” Il percorso per poter vivere viaggiando non è semplice ma è fattibile, adesso faccio base spesso a Goa in India, e conduco comunque una vita con poche pretese, la cosa più importante per me è viaggiare; ogni giorno ringrazio il cielo per non stare sprecando la mia vita fra 4 muri bianchi di un ufficio “

 

La realizzazione che la vita è troppo breve

Sembra una cosa banale ma sicuramente, guardando le vite delle persone, non lo è per tutti.

Spesso ci scordiamo che il tempo è la nostra risorsa più preziosa, e passiamo le nostre vite lavorando; passiamo le settimane aspettando il weekend e tutto l’anno aspettando le ferie.

” La vita è troppo breve per aspettare di essere felice; la vita è troppo breve anche per rimandare le cose, anche se hai 20 anni questo non vuol dire che non ti puoi ammalare o non ti può capitare qualcosa, la vita va vissuta oggi “

IG @globalgallivanting

 

La verità secondo Anna della vita da Nomadi Digitali

Di certo una persona che lavora viaggiando ce la si aspetta costantemente in viaggio con il suo zaino in spalla ad esplorare qualche parte remota di mondo, ma secondo Anna non è sempre così tutto rose e fiori.

” Paradossalmente, ora che ho la possibilità di lavorare viaggiando, non riesco comunque ad assaporare la vera essenza del viaggio, in quanto devo comunque lavorare per potermi mantenere, quindi ogni tanto ho bisogno di staccare anche da questo lavoro per poter viaggiare lentamente”

” Sono ben lontana dall’essere ricca, ma questo non importa perché per me le cose importanti sono ben altre, con il mio stile di vita ho potuto assaporare cose che non avrei mai potuto trovare facendo un lavoro normale in ufficio “

 

La differenza fra Backpacker e Flashpacker

Anna ama definirsi una Flashpacker piuttosto che una Backpacker ” la differenza fra backpacker e flashpacker sta nel fatto che un flashpacker viaggia con un budget un pò più alto e si concede qualche confort in più del backpacker ”

” Per esempio, mi piace molto alloggiare negli ostelli e viaggiare da sola, ma a volte mi concedo qualche notte in un hotel di lusso per rilassarmi a dovere; posso decidere di viaggiare in treno oppure guadagnare tempo e pagare un taxi per arrivare a destinazione “

IG @globalgallivanting

 

E tu sei un backpacker o un flashpacker ?

Ti senti più flashpacker o backpacker ?

Sei felice di spendere un piccolo extra per alloggiare in un comodo hotel invece di stare nel più economico degli ostelli ?

Durante il tuo viaggio ti concedi qualche volta un cocktail in un rooftop con piscina ?

Se hai risposto di si, probabilmente sei anche tu un flashpacker.

Dimmelo nei commenti!

 

Segui Anna su Facebook e Instagram

 

Ti ricordo come sempre di iscriverti ai miei canali:

Youtube

Twitter

Facebook

Instagram

Se vuoi ascoltare le interviste che faccio alle persone che hanno cambiato vita puoi ascoltarle su Spreaker o Spotify

 

Vuoi imparare a viaggiare praticamente gratis ?

Scarica la guida gratuita che ti spiega come risparmiare fino all’80% sui tuoi viaggi.

come risparmiare sui viaggi

[wp_ad_camp_1]

Jonathan Pochini:Il successo è un viaggio, non una meta.

0

Il nomadismo digitale è di certo uno degli argomenti più in voga degli ultimi anni.

Jonathan Pochini può essere classificato come uno dei nomadi digitali Italiani più conosciuti in Italia, essendo uno degli amministratori del gruppo su Facebook ” Nomadi Digitali Italiani” e vantando un bagaglio di esperienze in ambito Seo con clienti diversi da ogni parte del Mondo.

In un mondo fatto di orari rigidi, traffico e stress, la libertà di poter lavorare da dove si desidera e poter scegliere dove vivere sembra fantastico, sebbene il percorso per raggiungere tale obiettivo risulta essere lungo e tortuoso.

 

[wp_ad_camp_1]

 

Guida alle domande:

” Poter vivere dove si vuole sembra fantastico. Cosa fai esattamente?

” Di certo il tuo bagaglio di esperienze non sarà nato dal nulla. Cosa facevi prima di tutto questo?

” Nell’ultimo anno si è notato un aumento esponenziale di “maestri del web” pronti a venderti corsi di ogni tipo. Cosa ne pensi di questo fenomeno? Quali consigli daresti a chi vuole formarsi su una specifica professione?

” Quanto è difficile ad oggi costruirsi una professione online, o diventare nomade digitale?

” Cosa deve tenere in considerazione una persona che vuole diventare nomade digitale? Considerando che lo sei da anni, secondo te quali sono i pro e i contro?

” In Italia esiste una specie di paura velata per la partita iva, perché secondo te?

” Quali sono le caratteristiche assolutamente necessarie per chi vuole essere un freelance?

” Ad oggi cosa significa per te avere successo?

” Adesso mi hai incuriosito! Quali sono i tuoi progetti?Cosa bolle in pentola?

” Jonathan, grazie per questa fantastica intervista piena di spunti interessanti. Ci lasci con un messaggio per la community?

 

” Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene ( Rosa Luxemburg ).

Ciao Jonathan, dicci chi sei e dove vivi…..

Ciao Nicolas,

sono Jonathan, ho 43 anni, e quando mi chiedono “dove vivi? ho grosse difficoltà a rispondere! 🙂
Vediamo:

  • ti scrivo in questo momento da Carrara, dove si trova la mia famiglia, ma dove non sono né nato né cresciuto;
  • arrivo da diversi mesi in Sud Est Asiatico (Thailandia, Cambogia e Bali) più qualche settimana in Grecia;
  • a breve tornerò alle Canarie, dove presumibilmente rimarrò fino alla fine dell’anno, ma so già che non mi fermerò in una sola isola.

Ho il privilegio di potermi spostare spesso (e di farne uno stile di vita) in quanto sono un freelance a cui basta avere un laptop e una decorosa connessione Internet per lavorare.
E una propria base di clienti online! Anche se,in questo periodo, mi sto dedicando maggiormente allo sviluppo di progetti personali.

 

” Poter vivere dove si vuole sembra fantastico. Cosa fai esattamente?

La professione che mi ha permesso di aderire a questo stile di vita da nomad worker si chiama “SEO”. Faccio il consulente SEO, di solito i miei clienti sono liberi professionisti e piccole e medie imprese, spesso stranieri, e come requisito irrinunciabile devono tutti rassegnarsi al fatto che non potranno (forse mai) stringermi la mano. 🙂

Per chi non sapesse niente dell’antica e nobile arte della SEO, mettiamola così:

  • se hai un’attività molto probabilmente hai anche un sito web;
  • se hai un sito web molto probabilmente vorrai essere trovato nel momento in cui i tuoi potenziali clienti ti cercano su Google;
  • il Consulente SEO è colui che si occupa di favorire questo processo (senza farti spendere soldi nei programmi a pagamento di Google AdWords).

Oggi però sto cercando di convertirmi in un “imprenditore digitale” investendo in progetti personali e impegnandomi a farli funzionare.

Passare dal lavorare per i clienti di altri (quando lavoravo in agenzia) ai miei clienti è stato un bel passaggio in termini di qualità della passione profusa nel mio lavoro.

Oggi è ormai tempo di impegnarmi per un altro obiettivo: passare dal lavorare per i progetti dei miei clienti… ai miei progetti!

 

” Di certo il tuo bagaglio di esperienze non sarà nato dal nulla. Cosa facevi prima di tutto questo?

Prima di fare il Consulente SEO freelance… facevo il consulente SEO per agenzie! Partiamo dall’inizio?

  • 2006
    Dopo una laurea in Scienze della Comunicazione (ottenuta in 10 anni) e una tesi e un master sul Web Writing vengo “assoldato” (contratto a progetto) in una prima agenzia a Firenze, dove mi si insegna a occuparmi di SEO.
  • 2007
    A causa di gravi “disarmonie” con l’amministrazione 😀 me ne vado da questa prima agenzia.
    Passo un periodo a capire come diavolo fare per mettermi in proprio… Ma anche a studiare e a sbattere la testa sui linguaggi di programmazione!
    Installo il mio primo WordPress.
  • 2008
    Si apre un’occasione di lavorare in una bella agenzia con un consulente piuttosto famoso nel mio settore: metto in pausa il progetto di mettermi in proprio e mi faccio “assoldare” di nuovo.
  • 2009
    E niente, a stare fermo non mi riesce proprio: rinuncio alla possibilità di un contratto a tempo indeterminato per andare in Australia a fare un corso di inglese di 12 settimane.
    Dopo il corso d’inglese trovo un ingaggio in una agenzia di Sydney! :O
    L’avventura in Australia può continuare.
  • 2010
    In agenzia a Sydney lavoro come “contractor”: quando c’è lavoro per me vado in ufficio, quando non c’è lavoro… sto a casa senza lavorare!
    Capisco che devo trovarmi altri clienti. E così faccio: a volte lavoro per l’agenzia, a volte per i miei primi clienti online, a volte lavoro per tutti… e pure troppo!
  • 2011
    Per gravi motivi familiari ritorno in Italia e ci sto diversi mesi. In questo momento non è il lavoro dall’agenzia che mi permette di continuare a lavorare: sono i miei clienti online!
  • 2012
    Torno in Australia ma il trend si conferma: il lavoro dall’agenzia va sempre più calando mentre il lavoro dai miei clienti online va sempre più aumentando. Alla fine dell’anno lavoro praticamente sempre da casa (vivendo in una delle città più care del mondo).
  • 2013
    Decido di partire e di provare a fare il nomad worker. Vado in Thailandia, 2 mesi a Chiang Mai, la capitale dei Digital Nomads, 1 mese a Koh Phanghan ad accarezzare l’idea di diventare insegnante di yoga.
    Poi torno in Italia a decidere sul da farsi: alla fine mi dirotto alle Canarie.
  • 2014
    Stabilisco ufficialmente la mia base alle Canarie: a Fuerteventura. Anzi no, a Gran Canaria: dopo 5 mesi a Corralejo mi trasferisco infatti a Las Palmas… ed è un po’ una rivelazione!
    Mi risulterà difficile staccarmi da Las Palmas.
  • 2015
    Mi faccio un altro giro in Thailandia incontro quella Simona Camporesi che diversi mesi dopo mi raggiungerà alle Canarie e mi aiuterà a emanciparmi dalla mia dipendenza da Las Palmas.
  • 2016
    El Hierro: la più piccola e sconosciuta delle isole Canarie! Un piccolo gioiello che io e Simona proviamo a condividere organizzando la prima workation per nomadi digitali italiani.
    Ad ogni modo, a parte qualche puntata in Spagna, Sicilia e nell’appennino Toscano… il 2016 è caratterizzato da questa magica isoletta che probabilmente è la prima volta che senti nominare. 😀
  • 2017
    Io e Simona torniamo in Asia: Thailandia, Bali, Borneo… sperimentiamo questo stile di vita in movimento sia nella sua dimensione di coppia che in quella solitaria (a Bali sarò da solo). Poi di nuovo le Canarie, di nuovo a El Hierro.
    Ma qualcosa cambia: inizio a interessarmi di criptovalute e inizio a pensare insistentemente che piuttosto che tenere i risparmi in banca sia meglio investirli in una casa (anche se questo odora pericolosamente di “mettere le radici”) e le Canarie sembrano un buon posto dove investire (nelle zone giuste).
  • 2018
    Anche l’inizio di quest’anno è caratterizzato dal Sud Est Asiatico (nessuno mi costringe a vedere per forza sempre posti nuovi! 😉 ): Thailandia, Cambogia, Bali… e, complice un interessante volo low cost da Singapore… Atene!
    Ma questo è anche l’anno in cui imparo finalmente a dire di no ai nuovi clienti (mai facile per un freelance) e ad impegnarmi sempre di più nei miei progetti, a investirci tempo e denaro.

Ed eccoci arrivati a oggi, in pieno work in progress, come forse la vita è sempre e sempre deve essere.
A lavorare per i miei progetti con l’unica certezza che sto facendo quello che voglio fare.
Oppure chissà, a cercare l’occasione giusta per un investimento immobiliare che mi richiederà un minimo di stabilità e di liquidità (e che mi costringerà in altre parole a ricominciare a “lavorare” se non riuscirò a fare fruttare i miei progetti in tempo utile).

 

” Nell’ultimo anno si è notato un aumento esponenziale di “maestri del web” pronti a venderti corsi di ogni tipo. Cosa ne pensi di questo fenomeno? Quali consigli daresti a chi vuole formarsi su una specifica professione?

Ci sarebbero un sacco di considerazioni da fare.
Innanzitutto a quanto pare il mercato della formazione è più profittevole del trading! :O
O almeno questa è la morale che ne traggo dalle risposte esagitate a un mio commento ad un post sul gruppo Facebook dei nomadi digitali italiani. E questo lo trovo innanzitutto deludente! 😀

Considerando questo fatto è ovvio pensare che questo mercato faccia gola anche a chi:

  • non ha tanto la vocazione dell’insegnare quanto piuttosto quella (in linea di massima legittima) di ingrassare il proprio portafoglio;
  • non ha tanto l’aspirazione a cambiare in meglio la vita dei propri allievi… ma viene spinto piuttosto da una pulsione interna a gonfiare il proprio ego.

E quindi il primo consiglio che mi verrebbe da dare sarebbe quello di sviluppare al più presto la capacità di distinguere i primi dai secondi!

  • I primi sono quelli che si prendono a cuore i propri allievi e che si sentono in qualche modo responsabili del loro successo;
  • I secondi sono quelli che dicono “io insegno, se poi uno non capisce o non si applica che colpa ne ho?”

In altre parole “riconosci l’albero buono dai suoi frutti” non dalla sua landing page! 😀

C’è qualcuno (un tuo contatto! Non un finto testimonial!) che dopo aver fatto quel dato corso ha ottenuto quello che voleva? Ad esempio è diventato freelance o professionista di quel settore…

E non ti fidare delle parole che si dicono, delle promesse che si fanno e nemmeno dei numeri!

La pratica del raccontare balle è stata ufficialmente  sdoganata e da cosa non etica è diventata tecnica di marketing: lo fa anche Booking.com quando ti dice che c’è solo un posto disponibile in quel dato albergo!

Un consiglio più pratico e applicabile subito è invece il seguente: vuoi imparare qualcosa?

Bene: testa prima la tua passione!

Troverai un’infinità di risorse su internet su qualsiasi argomento: articoli su blog, video su youtube, gruppi facebook, ebook gratuiti e perfino corsi gratuiti su udemy, cousera e altre piattaforme.

Prima di acquistare il tal corso a pagamento di diverse centinaia di euro…

  • ti sei fatto le tue ricerche con tutte queste risorse gratuite?
  • Siamo sicuri che la tua passione è genuina e non ti ritroverai solo ad aver ingrassato il portafoglio dell’ennesimo formatore?
  • Siamo sicuri che non ti sei fatto fregare dall’ennesima landing page che ti racconta una storiella ricamata per farti immedesimare, che ti promette il sogno (e pure l’accesso a quel gruppo FIGHISSIMO ed ESCLUSIVO) scontato del 77% ma solo se clicchi il bottone prima che l’effetto scarcity faccia il suo corso?

E comunque leggiti almeno un paio di libri sull’argomento prima di acquistare un corso! Se non riesci nemmeno a finire due libri… davvero credi di avere tutto il necessario per entrare nel mercato solo per aver pagato un corso?

E poi alla fine il consiglio dei consigli!
Accompagna sempre alla teoria una quantità di pratica che sia il più vicina possibile al Principio di Pareto: 20% teoria e 80% pratica.
Di recente ho intervistato uno che suggeriva il 50 e 50. Suona ragionevole, no? Ma indovina un po’: questa persona vende corsi! 😀 Coincidenza?

Se non hai clienti con cui praticare puoi esplorare la possibilità di lavorare volontariamente per progetti no profit o, meglio ancora, inventati un tuo progetto e fai pratica su questo!

Come suggerito sopra, presto magari potrei trovarmi nella posizione di dare lavoro ad uno o più collaboratori… Magari perché uno dei miei progetti è andato a gonfie vele o magari perché ho fatto un investimento immobiliare e ho bisogno di accrescere il mio business.

Secondo te da chi sarei più favorevolmente colpito?

  • da uno che ha realizzato un progetto suo e l’ha portato a un suo discreto successo…
  • o da uno che ha fatto un corso?

E proprio perché sto affermando che la pratica è più importante della teoria (sto parlando del mio settore) un altro consiglio che ti potrei dare è quello di cercare in tutti i modi di fare esperienza. Sul serio: piuttosto che spendere ulteriori soldi per un corso, vai a lavorare per qualcuno che sa fare quello che vuoi fare tu!

Non voglio dirti di andare a lavorare “sottopagato”, ti dico “fagli un’offerta che non potrà rifiutare”.

Una volta che sarai stato capace di fargli vedere quanto vali e come puoi renderti utile nella sua attività sarai pronto a discutere una ricompensa di tutto rispetto. E l’esperienza potrà continuare!

Tra parentesi questo è stato il modo in cui ho trovato il mio lavoro in Australia… ma è decisamente un’altra storia. 🙂

 

” Quanto è difficile ad oggi costruirsi una professione online, o diventare nomade digitale?

Costruirsi una professione online a me non sembra più difficile che costruirsi una professione, punto.

È probabile tuttavia che un professionista preparato, se non viene assunto da remoto, si ritrovi ad un certo punto a dover acquisire competenze da freelance, che hanno a che fare con la gestione di se stessi e della propria attività, ma soprattutto sulla capacità di attirare clienti online.

In questo senso io avevo innanzitutto una mia “ricetta”: frutto dell’esperienza descritta sopra, ma più condensata, indicativamente nel corso di 6 mesi (stimati, poi dipenderà da un sacco di fattori).

Il fulcro di questa “ricetta” ruotava sul proprio sito web (e sulla SEO) come mezzo privilegiato per attrarre clienti online.

L’idea di condividere questa “ricetta” ha dato vita ad un sito che si chiama diventarefreelance.it.

E ora viene il bello: per promuovere questo mio sito ho iniziato a fare e pubblicare interviste ad altri freelance.

L’ho fatto per fare content marketing ma la pratica del fare queste interviste ha sortito un effetto collaterale: ho scoperto che ci sono una varietà di strade per diventare freelance e per acquisire clienti online… intendiamoci: lo sapevo già, ma in qualche modo pensavo che fossero minoritarie o meno efficaci rispetto alla mia strategia. Fare queste interviste ha invece allargato la mia percezione della realtà.

Ora so, appunto, che ci sono molte strade per diventare freelance anche se tutte passano probabilmente per:

  • L’azione.
    Che sia per la realizzazione di un sito web o attraverso l’iscrizione ad Upwork… aspettare che arrivi qualcuno e ci dia lavoro non funziona (quasi mai).
  • Il sacrificio.
    Forse dovrai rinunciare a serate a bere birre con gli amici per ragionare sul tuo sito web o forse dovrai lavorare sodo e sottopagato solo per ottenere qualche recensione positiva su Upwork.
  • La scelta.
    Arriva un punto in cui bisogna trovare il coraggio di non continuare come abbiamo sempre fatto ma di fare un cambiamento. Questo può fare paura. Ma – almeno per i miei intervistati – prima o poi questo momento arriva.

E sarebbe bello concludere così, ma tocca mettere un altro punto (anche se non condiviso da tutti i miei intervistati):

  • L’inglese!
    Conoscere l’inglese ha aperto a me e a moltissimi miei intervistati le porte ad un mercato che – per dare una stima molto indicativa – è almeno 20 volte più grande di quello italiano. Questo significa più occasioni di lavoro, più occasioni di trovare clienti, nicchie di mercato più rigogliose, maggiori occasioni di formazione (corsi di qualità superiore), maggiori opportunità di networking, etc.
    Sinceramente senza l’inglese non so che ne sarebbe stato di me. 😀

 

” Cosa deve tenere in considerazione una persona che vuole diventare nomade digitale? Considerando che lo sei da anni, secondo te quali sono i pro e i contro?

In realtà si rischia sempre di incartarsi con le definizioni, di ridursi e di darsi dei limiti.
Anzi, è nell’etimologia stessa della parola “definizione” che c’è la limitazione: definire vuol dire limitare.

E quindi perché limitarsi? Come esposto sopra c’è la possibilità che mi compri una casa alle Canarie. Ci andrò ad abitare io? Metterò radici? E anche se fosse?

Quindi preferisco non chiedermi “cosa significa essere nomade digitale” ma piuttosto “cosa voglio fare”.

E “cosa voglio fare” è una domanda che è bello farsi ogni giorno! 🙂

Mentre il discorso sui pro e i contro è forse più pragmatico.

I pro riguardano la libertà e tutte le possibilità che la libertà comporta, comprese le possibilità di:

  • fare geoarbitraggio (andare a vivere dove la vita costa meno percependo compensi “occidentali”),
  • nutrire una determinata relazione,
  • trasferirsi nei posti più favorevoli per il proprio business,
  • andare dove è più opportuno per imparare una determinata disciplina o per seguire una determinata passione (sia questa il tango in argentina, lo yoga in India o le cryptovalute, la SEO, il Digital Nomad Lifestyle a Chiang Mai).

I contro riguardano gli attaccamenti a posti, persone, cose e abitudini che non hanno la stessa libertà di spostamento che abbiano noi.

E quindi magari questo significa:

  • vedere i propri amici o la famiglia un bel po’ di meno,
  • qualche difficoltà nell’avere un animale domestico,
  • la completa inutilità (quando si è in viaggio) di tutto quello che possediamo ma che non possiamo portarci dietro: macchina, vestiti, la chitarra, la TV, la console, i mobili, il frullatore, il caffè nel solito bar, la palestra sotto casa, le lezioni di flamenco con quel maestro…

La lontananza degli affetti sono le cose più difficili da gestire e magari in un primo momento, appena arrivati in un posto nuovo e senza le connessioni giuste, ci si può sentire molto soli.

Tutto questo è compensato secondo me da una certa apertura mentale che deriva dall’esperienza stessa del viaggio, dall’incontro con altre culture, dal fatto di doversi adattare a diverse situazioni e a vivere solo con quello che ti puoi portare nello zaino(ne).

Si diventa meno consumisti, meno attaccati agli oggetti e meno attaccati anche al fatturato. Si dà piuttosto valore al tempo, all’esperienza… ai sogni, al capire quello che realmente conta… magari chissà, paradossalmente, alle relazioni.

Ma visto che ogni tanto qualcuno mi fa notare che si raccontano sempre le cose positive, allora eccomi a raccontare senza timore alcuno 😀 anche le cose viste dal “peggiore” dei punti di vista:

Siamo le mosche bianche, le pecore nere… se non proprio i “brutti” anatroccoli di sicuro quelli strani.

Gli outsider, i disadattati, gli asociali, quelli che non appartengono, quelli che fuggono.

Quelli che hanno certamente fallito in alcune dimensioni della vita, incapaci a rassegnarsi al programma mainstream fortemente incoraggiato dal gruppo dei pari e dalle generazioni precedenti.

E allora?

E allora magari senza eccesso di giudizi e proselitismi diciamoci che uno stile di vita è solo un vestito che indossiamo. Che dovremmo indossarlo se ci piace. E quando non ci piace più dovremmo semplicemente cambiarlo. E se un vestito non piace ai nostri amici o non è adatto ad una determinata situazione? Forse dovremmo trovarci altri amici o cambiare situazione! 😉

[wp_ad_camp_1]

 

” In Italia esiste una specie di paura velata per la partita iva, perché secondo te?

Secondo me perché si respira un clima di incertezza riguardo a tutto ciò che è tasse:

  • perché se chiedi a tre commercialisti diversi un parere su una determinata questione otterrai tre informazioni diverse, ma tutte date con scientifica sicurezza;
  • perché si nutre l’incubo ricorrente che se fai un errore, magari in buona fede, arrivino le istituzioni a metterti in ginocchio e senza possibilità di recupero.

Ma queste sono mie opinioni personali.

Un altro motivo sta anche nella non certezza dei pagamenti: tra i miei intervistati che lavorano anche con clienti internazionali non è raro trovare l’amara considerazione che gli unici problemi che hanno avuto riguardo i pagamenti sono stati con gli italiani!

Poi forse chissà, magari è ancora forte l’eco del richiamo del posto fisso delle generazioni passate, oppure ci sono ancora visioni politiche e sociali obsolete: dove lo situi un freelance? Tra i padroni o tra gli operai? C’è un sindacato? Non è che per caso il freelance ha più responsabilità e meno tutele?

 

” Quali sono le caratteristiche assolutamente necessarie per chi vuole essere un freelance?

Ci sono persone che mi hanno confidato che non ce la farebbero proprio a vivere nell’incertezza di una retribuzione non fissa.

Come freelance sei sicuramente responsabile del successo delle tue azioni e del benessere della tua attività. E questo per qualcuno è sicuramente fonte di un’ansia intollerabile.

Devi essere sempre un po’ un “piccolo” imprenditore e assumerti i tuoi rischi: metti ad esempio che decidi di farti il tuo sito e di promuoverlo per lanciare la tua attività… dovrai lavorare un sacco! Ore e ore di lavoro non pagato senza avere la minima garanzia che i tuoi sforzi vedranno mai i risultati sperati.

Infine è molto probabile che avrai bisogno di una gran bella dose di flessibilità: nel lavorare, nell’aggiornarsi, nell’assumersi nuovi rischi.

 

” Ad oggi cosa significa per te avere successo?

Partiamo da cosa NON significa avere successo, che è più facile!  🙂

Innanzitutto impariamo a dubitare da chi misura il successo in termini numerici: quanto uno guadagna, il fatturato, il numero di follower, i prodotti venduti… Sul serio, siamo alle medie? È un pissing contest?
Questa cosa bisognerebbe insegnarla a scuola, la si dovrebbe ribadire al telegiornale ad ogni cambio di stagione (o in sostituzione dei famosi servizi “il caldo d’estate” e il “freddo d’inverno”), il presidente di turno dovrebbe iniziare così il suo discorso di fine anno.

Chi commette questo errore dovrebbero essere guardato con compassione,  bisognerebbe prenderlo da parte e con parole dolci spiegargli “non hai capito un cazzo!” 😀

Mandarlo in terapia e fargli recitare il mantra (frase erroneamente attribuita ad Einstein):

  • Non tutto ciò che si può contare conta e non tutto ciò che conta si può contare.

Mettiamola anche in questi termini… “misurare il successo” significa rendersi vulnerabili a un’inutile costante frustrazione: ci sarà sempre qualcuno “più” di te! E anche nell’improbabile eventualità che tu sia il “più” del mondo… capisci che questa cosa non sarà per sempre.

Questo potrà sembrare banale per qualcuno ma basta farsi un giro in alcuni gruppi facebook di professionisti per constatare quanto questa pratica sia diffusa.

L’altra banalità da dire temo sia che:

Il successo è un viaggio, non una meta.
(diceva Arthur Ashe)

Per come la intendo io significa che non si sarà mai arrivati da nessuna parte. Che raggiunto un risultato, ottenuto un successo, emergerà subito un nuovo progetto, un nuovo proposito, una nuova sfida. E questo potrebbe sembrare particolarmente ansiogeno e suggerire un percorso di vita caratterizzato da una insoddisfazione pressoché costante.

Ma in realtà è una gran figata: è una crescita, è un continuo processo creativo.

Infine il successo è anche quello collegato ai nostri progetti del momento: e quindi per me il successo in questo momento sarà legato ai risultati dei miei progetti: al riuscire a rientrare dell’investimento (in termini di soldi e di tempo), all’ottenere un profitto, magari al creare un posto di lavoro per qualche volenteroso aspirante nomad worker!

Ecco: quando grazie ai tuoi successi ti ritrovi nella posizione di poter cambiare in meglio la vita anche degli altri… quello a me sembra il vero Successo!

 

” Adesso mi hai incuriosito! Quali sono i tuoi progetti?Cosa bolle in pentola?

Ne ho diversi.

Ma dopo anni che nutro alcuni di questi in maniera disorganizzata e “avanza tempo” (e quindi in maniera inconcludente :D) mi sono finalmente rassegnato all’evidenza che:

  • devo scegliere un progetto e lavorare solo su quello finché non l’ho portato a un livello sufficiente di maturazione, un livello in cui il progetto cammini con le proprie gambe…
  • la maggior parte delle mie energie deve essere investita in questo progetto (come spiegato sopra, non sto prendendo nuovi clienti in questo momento).

Il progetto che ho scelto quindi di portare avanti riguarda… un corso di inglese!
(Sì, un corso anch’io 🙂 Ma non un corso per insegnarti a diventare nomade digitale e neanche a insegnarti una professione! Più banalmente: un corso di inglese!)
Come mai, mi chiederai, ho scelto di investire le mie risorse in un mercato che ha già una sua bella e variegata offerta?

  1. Perché ho un’idea originale in cui credo;
  2. Perché mi sostiene la mia passione e credo ancora che questa sia un’ottima bussola da seguire!
  3. Perché ho da anni un sito molto popolare e visitato che si chiama lezionidinglese.net! Il che significa che ho un grande bacino di utenti da ascoltare, con cui fare test, da cui ricevere feedback e con i quali progettare un prodotto che risponda veramente a esigenze reali.
  4. Perché come ho spiegato sopra sono io stesso la prova che l’inglese ti cambia la vita.
  5. Perché credo di riuscire a dare un bel servizio, che si focalizza sull’aderenza al programma, che lavora sulla costanza (che ovviamente è un ingrediente fondamentale nell’apprendimento di una lingua e per ottenere qualsiasi risultato) e possibilmente sull’appassionare grazie a frasi “d’autore” memorabili piuttosto che rassegnarsi alla noia di esempi estemporanei tipo “the book is on the table”.

E non continuo perché altrimenti entro in modalità marketing! 😀
Se vuoi approfondire ti lascio solo un link ad un articolo che ti illustra l’idea che sta alla base del mio corso, clicca qui per vederlo.

Un altro progetto – al momento in stand by – è il già citato diventarefreelance.it
L’idea di continuare con le interviste, raccogliere dati, strategie e materiale, creare una community per poi realizzare un prodotto o un servizio in grado di aiutare effettivamente chi desidera diventare freelance a farlo… è senz’altro un’idea che merita tutta la mia attenzione e il mio impegno!
E spero proprio di potermi riavvicinare presto al progetto, con energie rinnovate e con l’approccio giusto per portarlo a termine.

E poi le crypto!

Non ho in realtà nessun progetto riguardo le crypto, anche se nei primi mesi dell’anno mi sono praticamente dedicato a studiare e a inventarmi strumenti per interfacciarmi con gli exchange per creare dei meccanismi automatici (bot?) che purtroppo vanno rivisti! Ma nel corso di questa esplorazione mi sono reso conto che crypto, ICO, intelligenza artificiale… sono praticamente l’avanguardia dell’avanguardia di questo momento storico!

La sensazione che ho è che il futuro sarà disegnato non dai politici, non dai poteri forti, ma dalle persone più brillanti del pianeta: i nerds! 😀

E quindi molto semplicemente mi piacerebbe studiare, imparare forse un linguaggio di programmazione adatto per fare AI (Artificial Intelligence), sperimentare, dedicarmi full-time a capire questa avanguardia dell’avanguardia… partecipare alla rivoluzione!

Sul serio:  oggi si dice che la blockchain sia una “rivoluzione” al pari di internet; ma per me non è una rivoluzione solo tecnologica: partecipare, nutrire e cercare di dirigere questi processi all’avanguardia dell’avanguardia è la più efficace attività politica.

Per quello che capisco io… ci sono persone capaci di immaginare un mondo basato sul concetto di decentralizzazione, il che significa che potremmo presto avere un’alternativa ai poteri “centralizzati”, siano questi banche, archivi notarili, imprese che detengono la proprietà dei loro database (Airbnb? Google? Facebook? Amazon?). Potremo fare a meno anche della necessità di delegare alle solite forze politiche alcune funzioni governative? Non lo so. Ma di sicuro per saperlo bisognerà studiare l’inglese! 😀

 

” Jonathan, grazie per questa fantastica intervista piena di spunti interessanti. Ci lasci con un messaggio per la community?

Da diversi mesi sto leggendo questo libro: “the greatest salesman in the world” di Og Mandino.

Lo sto leggendo da diversi mesi perché in questo libro sono “contenuti” dieci manoscritti, ognuno dei quali dovresti leggerlo 3 volte al giorno per un mese (no, non sono così diligente da farlo ogni giorno, figuriamoci 3 volte al giorno! 😀 ).

Il manoscritto di questo mese è dedicato all’azione , il che mi sembra molto a tema con quanto ci siamo detti.

Quindi ti lascio con una citazione dell’inizio di questo manoscritto:

“My dreams are worthless, my plans are dust, my goals are impossible.
All are of no value unless they are followed by action.
I will act now.”

Ovvero (mia traduzione)

“I miei sogni sono inutili, i miei progetti sono polvere, i miei obiettivi sono impossibili.
Sono tutte cose senza valore se non sono seguite dall’azione.
Agirò ora.”

 

 

Claudio Pelizzeni: 1000 giorni intorno al mondo e la pubblicazione di un libro, oggi posso dire di essere davvero felice.

0

Claudio Pelizzeni, 36enne originario di Piacenza, è conosciuto da molti come quello che, dopo aver mollato un buon lavoro in banca con tanto di contratto a tempo indeterminato, ha girato il mondo senza aerei per oltre 1000 giorni toccando tutti e 6 i continenti completamente da solo.

La sua avventura è stata seguita da molti, il suo libro è stato un piccolo miracolo editoriale e ciò che ha reso tutto ancora più entusiasmante è che Claudio ha compiuto questa impresa pur essendo affetto da una forma di diabete sin dall’età di 9 anni.

La sua storia è stata e sarà sempre uno stimolo e una prova concreta che infondo, se davvero lo si vuole, ogni sogno è raggiungibile.

 

[wp_ad_camp_1]

 

” Ciao Claudio, ho letto il tuo libro tutto d’un fiato ed è stato emozionante. Durante la lettura però mi sono sempre chiesto come ha fatto un’avventuriero come te a resistere per ben 10 anni dentro un ufficio in banca. Cosa ha fatto scattare quella molla che ti ha portato a mollare tutto?

Ciao Nicolas, ogni tipo di cambiamento, soprattutto quando si parla di qualcosa di così radicale, richiede tempo.

All’epoca avevo conseguito la mia laurea e ho voluto provare a tutti i costi a far funzionare le cose restando a casa mia e facendo un lavoro che in realtà non mi appagava.

In più, la crisi economica che ci aveva colpito, aveva reso il cambiamento ancora più difficile in quanto pensare di mollare tutto in quel momento era visto da tutti come qualcosa di utopico.

Da quando visitai l’Australia però, dentro di me si accese qualcosa, e da quel punto fu solo questione di tempo, e così è stato.

 

” Alla fine del tuo libro stai tornando in Italia per chiudere il tuo cerchio. Avresti potuto vivere ovunque, perché hai deciso di fermarti proprio qui?

Anche se ho girato il mondo e amo viaggiare, questo non significa che non sia affezionato alle mie radici, anzi.

Amo l’Italia e amo la mia città, e una volta tornato ho deciso di provare a stabilirmi con una base operativa qui per proseguire con i miei progetti.

Resto in Italia comunque solo dai 3 ai 5 mesi all’anno, e questo lasso di tempo è perfetto per godermi appieno la mia famiglia e le mie amicizie.

IG @triptherapy

 

” Ho letto vari libri di altri viaggiatori e persone che hanno cambiato radicalmente vita, ma tu sei uno di quelli che è stato lontano da casa più a lungo, 1000 giorni. Com’è stato tornare?

E’ stato come essere dentro una centrifuga di emozioni per un intero anno.

Paradossalmente ho ritrovato un pò di ” normalità ” partendo per il Nepal ad Ottobre 2017.

Una volta tornato dal Nepal dopo 3 mesi, ho deciso di improntare una vita diversa qui in Italia e di cominciare a godere di più di quello che questo paese mi può dare, e cioè il calore di ritrovare amici e parenti ad ogni mio ritorno.

In effetti, questa è sempre stata una cosa che invidiavo di mio fratello, quando ad ogni suo ritorno notavo in lui l’entusiasmo di andare a trovare amici e parenti e raccontare le sue avventure.

Finalmente, grazie ai vari viaggi di gruppo che organizzo e alle collaborazioni che instauro, ad ogni mio ritorno sento l’indescrivibile emozione di riabbracciare tutti, ed è semplicemente fantastico.

Inoltre, passando meno tempo a casa mi sembra di avere davvero qualcosa da dire con i miei amici; quando vivevo fisso qui si finiva sempre per parlare delle solite cose.

La routine spesso ammazza le relazioni, le rende sterili.

 

” Ormai è passato un pò dal tuo grande viaggio. Senti mai la nostalgia del tuo cammino?

Sinceramente no.

E’ un capitolo chiuso della mia vita che mi ha cambiato e condizionerà senza dubbio le scelte che farò nel corso della mia vita, ma non è qualcosa di cui ho nostalgia.

Probabilmente perché è qualcosa che si è esaurito, è durato il tempo necessario per far si che qualcosa di nuovo possa avere inizio, che è quello che sto vivendo ora.

E’ come quando si finisce una bellissima storia d’amore, non per fattori esterni, ma solo perché semplicemente l’amore è finito in maniera rispettosa per entrambi.

Non precludo comunque che farò altre esperienze simili in futuro, amo viaggiare quindi ogni strada in quell’ambito è aperta e ben accetta.

 

” Immagino anche che un viaggio del genere ti cambi radicalmente. Che rapporto hai con il denaro adesso? I tuoi valori sono cambiati rispetto a prima?

Rispetto a prima le mie priorità sono cambiate radicalmente. Ora valuto tutto ciò che posso comprare in base al tempo che ci ho dedicato.

Attenzione però, io non ho niente contro gli oggetti di lusso, io stesso posseggo un Iphone, però so esattamente perché lo ho e a cosa mi serve.

Diciamo che ora acquisto solo cose che mi sono realmente utili, al contrario di prima che troppo spesso facevo acquisti solo per colmare dei vuoti che erano presenti nella mia vita.

IG @triptherapy

 

” Passare dal fare il manager in Banca a Blogger, Video Maker e organizzatore di viaggi. Come hai fatto a reinventarti così? Che difficoltà hai riscontrato?

Ho semplicemente raccolto il frutto di quello che ho svolto durante il mio viaggio.

In quei 1000 giorni ho imparato a fare il video maker e ho sviluppato abilità organizzative che mi aiutano oggi a poter viaggiare con TripTherapy; ho anche messo a frutto i contatti prodotti in giro per il mondo, per portare persone a vivere esperienze il più possibile simili a quelle che ho vissuto io.

Inoltre il libro ” L’orizzonte ogni giorno un pò più in la ” è andato molto bene, e ne è già in cantiere un altro quindi restate sintonizzati.

Oggi faccio quello che mi piace, lavoro con le mie passioni e non c’è nulla del mio lavoro che mi pesa.

Quando mi sveglio la mattina è bellissimo sentire di stare realizzando qualcosa che mi appassiona, al contrario di prima che ogni mattina era una sofferenza andare a lavoro.

 

” Poter lavorare con ciò che appassiona di più è il sogno di molti. Quando sei tornato però non sapevi bene cosa avresti fatto. Ti è mai frullata in mente l’idea di tornare a lavorare in Banca?

No, quello è senza dubbio un capitolo chiuso della mia vita.

Viaggiando per 1000 giorni intorno al mondo ho sviluppato competenze che, con le giuste mosse, sapevo di poter rivendere, e non avrei mai accettato di tornare a fare un lavoro che sapevo di odiare.

Vivere con le proprie passioni è assolutamente alla portata di tutti, questo è un messaggio che cerco sempre di trasmettere.

Spesso le persone sono bloccate dalla convinzione che i sogni che hanno siano irraggiungibili, ma ciò non vieta loro di lottare per far si che le condizioni contingenti cambino a tal punto da rendere quel sogno più alla loro portata.

Il problema è che molte persone, al giorno d’oggi, fanno una vita con il pilota automatico, sono rimaste assorbite dalla monotonia e i sogni li hanno dimenticati.

Vivere dalla parte delle passioni è una scelta che tutti dovrebbero tenere in considerazione nella vita, perché in questo modo difficilmente si avranno dei rimpianti.

E’ chiaro poi che un sogno lo bisogna volere fortemente, conosco molti che dicono ” anche a me piacerebbe mollare tutto e girare il mondo “, però chi è realmente disposto a farlo?

Io stesso ho avuto delle difficoltà non indifferenti, ho elemosinato cibo alle panetterie in chiusura, ho dormito per strada e nelle stazioni di servizio, c’è mancato poco che rovistassi nell’immondizia per trovare del cibo.

La gente è innamorata del traguardo e non del tragitto, è questo il problema. Ognuno deve trovare la sua strada e la sua soluzione.

IG @triptherapy

 

” Le persone che si licenziano e partono per viaggiare sembrano in aumento anno dopo anno. Secondo te che collegamento c’è tra il viaggiare e la rinascita? Perché sempre più persone mollano tutto per poter essere liberi, anche solo per un periodo di tempo limitato?

Penso che tutto si ricollega al fatto che alle persone manca il tempo.

Una persona media, che fa un lavoro ordinario, riesce ad avere giusto 3 o 4 settimane all’anno per poter andare in vacanza, e questo non gli consente di poter assaporare la vera essenza del viaggio.

E’ anche per questo che sempre più persone scelgono di viaggiare a piedi, senza aerei, perché viaggiando lentamente si riscopre qualcosa che molti hanno dimenticato essere la cosa più importante della nostra esistenza, e cioè il tempo.

Inoltre, questo fenomeno sta avvenendo ora perché le persone, grazie ad internet e ai social network, si informano e vengono a conoscenza di un mondo che c’è ed è alla portata di tutti.

Al contrario, 70 anni fa, non c’erano mezzi di comunicazione, di conseguenza una persona che nasceva rotonda difficilmente poteva morire quadrata.

 

” Si sente spesso parlare di Confort Zone, pensi che sia una trappola o è un qualcosa in cui le persone possono veramente trovare la felicità?

Credo che non ci sia niente di male ad amare una vita monotona.

La cosa importante è chiedersi : ” sto facendo davvero ciò che mi piace” ? Se la risposta è si, bene continua a farlo.

La chiave non è tanto la risposta, ma è il farsi la domanda giusta. Le risposte poi vengono in automatico, è come un effetto domino.

Farsi delle domande scomode richiede molta più energia che darsi le risposte.

Inoltre, bisogna tenere in considerazione che molti non arrivano nemmeno a porsi le domande, restano chiusi nel loro malessere interiore senza nemmeno capirne il motivo.

In giro è pieno di persone stressate, e se gli chiedi il perché lo sono, non sanno neanche loro risponderti, oppure ti dicono che è la vita che è così.

Ma la realtà è che, semplicemente, non vogliono ammettere a se stessi di avere una vita che non gli piace, e preferiscono dare la colpa a fattori esterni.

 

Leggi anche: ” tutti i metodi per poter lavorare viaggiando

 

” Tu hai dato una notevole svolta alla tua vita e sembra che il tuo cammino sia solo all’inizio. Quali sono i tuoi progetti futuri? Come ti vedi fra 10 anni?

Spero fra 10 anni di poter portare mio figlio in giro per il mondo.

Intanto, sto programmando il cammino di Santiago che farò a Settembre partendo direttamente da Piacenza, a piedi. Per tutta la durata del viaggio farò voto di silenzio, quindi saranno circa 3 mesi senza parlare con anima viva.

Poi ho già in programma di passare altri 3 mesi in Giappone in Primavera dell’anno prossimo. Uscirà un secondo libro ad inizio 2019, quindi seguirà tutta la promozione del caso.

Inoltre, ho in mente un progetto di volontariato in Madagascar ad Agosto del 2019.

Di carne al fuoco direi che ce n’è abbastanza.

 

” Perfetto Claudio. Ci lasci con un messaggio per la community?

Restate dalla parte dei sogni, sempre!

IG @triptherapy

 

Segui Claudio su : FacebookInstagram

 

Ti ricordo come sempre di iscriverti ai miei canali:

Youtube

Twitter

Facebook

Instagram

Se vuoi ascoltare le interviste che faccio alle persone che hanno cambiato vita puoi ascoltarle su Spreaker o Spotify

 

Vuoi imparare a viaggiare praticamente gratis ?

Scarica la guida gratuita che ti spiega come risparmiare fino all’80% sui tuoi viaggi.

come risparmiare sui viaggi

[wp_ad_camp_1]

Come licenziarsi e vivere felici: le 5 regole fondamentali

0

Come licenziarsi e vivere felici? Bella domanda.

Se 20 anni fa pensare a come licenziarsi non faceva poi così paura, ad oggi lo spettro dell’essere eterni precari/disoccupati incombe su molte persone, timorose di perdere quel tanto agognato contratto di lavoro.

Non li si può biasimare, il tasso di disoccupazione giovanile a Febbraio 2018 era del 32,8 %, e quello totale era del 10,9 % (info qui), insomma, siamo ancora lontani dall’essere un paese risollevato dalla crisi.

Ma se avere un contratto di lavoro è tanto difficile, lo è ancora di più lasciarlo, e spesso questo può diventare una vera e propria trappola dalla quale uscirne sembra impossibile.

Molte persone sopportano alti livelli di stress, stanchezza e rabbia pur di non lasciare il famigerato lavoro da 8 ore al giorno.

Siamo arrivati ad un punto storico in cui è più importante uno stipendio sicuro piuttosto che la salute mentale e fisica? Forse si.

Ma una soluzione in realtà c’è, e sta tutto nel pianificare.

Quindi oggi, parliamo delle 5 regole fondamentali su come licenziarsi e vivere felici.

1- Come licenziarsi: Esamina le tue priorità

Pariamo dalla situazione del classico uomo medio sui 35 anni con contratto a tempo indeterminato.

Non sopporti più il tuo lavoro, sei stanco e vorresti mollare tutto.

La prima cosa che ti viene da fare è andare nell’ufficio del tuo capo e dare le dimissioni, ma questa sarebbe con molta probabilità una mossa molto stupida.

Quello che devi fare invece è respirare profondamente e capire le tue priorità nella vita.

Prima di fare un grande cambiamento, bisogna capire cosa è realmente importante per noi, e quando lo si ha capito, bisogna cercare di arrivare a quello status.

Quando si parla di lavoro si sta parlando di 3 macro variabili : Tempo, soldi, piacere lavorativo.

Queste sono le 3 cose su cui bisogna concentrarsi per capire cosa si vuole veramente dalla propria vita lavorativa.

Perché pensare a questo?

Perché da qui potrai capire cosa fare nell’atto pratico.

Per esempio, se capisci che per te è necessario avere tempo, e che dei soldi non ti interessa poi così tanto e il piacere lavorativo non è importante, potresti pensare di trovare un nuovo impiego part time, o addirittura chiedere al tuo datore di lavoro di diminuirti le ore.

Se invece, per te sono importanti i soldi o il piacere nel lavoro, concentrati sul capire cosa ti piace realmente fare e trova il modo di monetizzare con quella tua passione.

come licenziarsi

2- Come licenziarsi: Fatti un piano

Una volta capito cosa vuoi realmente, puoi cominciare a farti un piano.

Stai notando anche tu che per capire come licenziarsi richiede tempo? Non spaventarti, infondo è giusto così perché è un passo molto importante.

Farsi un piano aiuta a non finire con il sedere per terra poco dopo essersi licenziati.

Lo sai che il 60% delle persone che molla un lavoro che non vuole più fare finisce per tornare a farlo nel corso di 2 anni?

Non perché tutto ad un tratto gli è tornata la voglia di farlo ancora, ma bensì perché non aveva pianificato cosa fare.

Hai capito cosa conta di più per te? Bene.

Facciamo delle ipotesi :

  • Io voglio avere tempo

Perfetto, allora diminuisci le ore lavorative.

Ci vogliono far credere che per poter vivere bisogna lavorare per forza 8, 9 o 10 ore al giorno ma questo non è vero.

Conosco persone che lavorano 5 ore al giorno e riescono a vivere delle vite fantastiche anche così.

E’ chiaro che non potrai permetterti il quadrilocale in centro, ma lavorando meno avrai più tempo e meno cose.

Ti consiglio di leggere i consigli di Smettere di lavorarare

Potresti anche pensare di diventare freelance, diminuire le ore lavorate, affinare le tue tecniche e riuscire a guadagnare di più lavorando di meno.

Conosco molti nomadi digitali che lavorano solo 4 ore al giorno da freelance, possono vivere dove vogliono nel mondo, ed essendo dei bravi professionisti possono permettersi di essere pagati bene.

Ok ora stai penando: si ma io come faccio a diventare un nomade digitale ?

La strada per diventare nomade digitale varia in base alle tue abilità.

E’ chiaro che se non hai nessuna competenza informatica allora sarà molto difficile per te diventare un nomade digitale, perchè si da il caso che essi lavorino proprio dal pc.

Ma comunque non è necessario essere un nomade digitale per poter lavorare poco e avere più tempo.

Una mia cara amica per esempio, Daniela De Girolamo, consiglia di lavorare anche solo 3 mesi all’anno e poi, con il gruzzolo messo da parte, viaggiare per esempio nel sud della Spagna e vivere con soli 300 € al mese per i restanti 9 mesi ,e poi ricominciare da capo.

Non è una strategia stupida.

Ci sono tantissimi posti fantastici in cui si può vivere con poco, e i lavori stagionali rendono bene; quindi, se si lavora a pieno ritmo per 3 o 6 mesi è possibile mettersi via un bel gruzzolo e poter rilassarsi i mesi restanti, magari vivendo in un posto tropicale a basso costo.

  • Io voglio avere più soldi o voglio realizzarmi in qualcosa che mi piace

In questo caso, prima di licenziarti devi prima di tutto capire cosa ti piace fare, e poi devi capire come monetizzare con ciò.

La gente pensa che non si possa guadagnare bei soldi con le proprie passioni, ma questo non è assolutamente vero.

Il mondo digitale ci ha fornito di mezzi di comunicazione potentissimi, bisogna solo saperli sfruttare.

E’ sicuramente importante conoscere il mondo del digital marketing per poter promuovere la propria passione, per questo consiglio di effettuare dei corsi su Udemy, in quanto sono molto completi ed economici.

Una volta che si ha imparato a promuovere il proprio business, conoscerai tantissimi modi per poter monetizzare con esso : affiliazioni, lezioni, collaborazioni ecc.

Un esempio? Ok.

Ammettiamo che io abbia la passione del tennis, dopo aver fatto i vari corsi di digital e web marketing creerei il mio blog, creerei le mie pagine social e scriverei articoli in chiave seo per potermi posizionare su google.

Ci vorrà un pò di tempo ma dopo un anno o due la mia notorietà sarà aumentata, avrò la mia cerchia di follower e potrò cominciare a vendere in affiliazione prodotti, potrò vendere video lezioni e instaurare collaborazioni con altri brand.

Insomma, di cose da fare ce ne sono tante.

La grande differenza fra creare un business on line e crearne uno tradizionale ( per esempio un negozio di scarpe in città ), è che il business on line non richiede di un investimento iniziale cospicuo, ma a dispetto di ciò si vedranno le prime entrate dopo un paio d’anni.

Il business tradizionale invece richiede un investimento molto grande inizialmente ( parliamo di centinaia di migliaia di Euro ), ma darà subito entrate per poter ammortizzare la spesa.

Si tratta di fare una scelta.

Se opti per un business on line avrai bisogno di tanto impegno e pazienza, se invece vuoi aprirti una pizzeria in città l’unica cosa di cui hai bisogno sono i soldi ( e un pizzaiolo ).

3- Come licenziarsi: Proponiti come collaboratore esterno

Siamo arrivati al punto in cui hai capito cosa vuoi davvero e ti sei fatto un piano, ora vorresti subito licenziarti lo so, ma ti dico ancora di aspettare.

Come licenziarsi richiede strategia e tempo, quindi prima di farlo pensa…..

Stai per chiudere un rapporto di lavoro in modo definitivo con un azienda che fino a prova contraria ha bisogno di te.

Tieni presente che dopo il tuo licenziamento dovranno cercare una nuova persona, formarla e sperare che questa persona rimanga a lavorare per loro, e le aziende odiano fare questo.

Perché non proporre di lavorare per loro come collaboratore esterno?

Sembra una cavolata ma non la è.

E’ una cosa che hanno fatto in molti.

Potresti lavorare con contratto di collaborazione o con P.Iva, senza dover andare in ufficio tutti i giorni e magari diminuendo a part time le ore lavorate.

In questo modo potrai ammortizzare le spese e continuare ad avere un’entrata finché l’altro tuo progetto non sarà ben avviato.

Insomma, se il limone si può spremere ancora, perché non farlo?

4- Come licenziarsi: Fai un accordo con l’azienda che stai lasciando

Prima di prendere il sopravvento e licenziarti in tronco, perché non pensi ad un’accordo che potresti fare con la tua azienda.

Spesso le persone non ci pensano, ma le aziende sono disposte a scendere ad accordi piuttosto di potersi liberare di qualcuno, quindi potresti chiedere una buona uscita o altro per il tuo licenziamento.

E non scordiamoci della disoccupazione, se sei tu a licenziarti non ne avrai diritto.

5- Come licenziarsi: la fase finale

Il tempo necessario per fare tutto questo va da 1 a 3 anni.

Questo è il tempo che una persona media impiega per capire come licenziarsi in modo da avere le spalle coperte.

Tutto sta nel crearsi una rendita mensile alternativa.

La rendita mensile può variare da persona a persona, può essere 500 € come può essere 2000 € o 5000 €, dipende dalle esigenze e dal luogo in cui si vive.

In base alla rendita mensile che vuoi produrre, cambierà il tempo necessario per poter essere tranquilli nel licenziarsi.

Se invece non sei interessato a creare un business on line ma vuoi soltanto lavorare meno ore, più che di tempo avrai bisogno di organizzazione.

Dovrai limitare le tue spese e capire cosa è indispensabile e cosa non lo è, e dovrai cercare un lavoro con la migliore paga oraria in modo da lavorare il meno possibile.

Con questo è tutto, ora puoi correre a licenziarti!

La vita è come un puzzle: se incastri i pezzi sbagliati sarai sempre infelice

0

La metafora della vita e il puzzle.

“Non smettere mai di cercare ciò che ami o finirai per amare ciò che trovi”

Ci hai mai fatto caso che la maggior parte della gente finisce per “amare” ciò che ha, finendo addirittura per disprezzare ciò che stava cercando, solo perché non lo ha trovato?

Forse è capitato anche a te che stai leggendo.

Qualcosa che prima non ti andava giù, ma che con l’andare degli anni hai imparato ad apprezzare, solo perché non sei riuscito a trovare quel qualcosa che stavi cercando.

Partiamo pieni di entusiasmo, vogliamo un determinato tipo di lavoro o un certo stile di vita, abbiamo un obiettivo che spesso si rivela difficile da raggiungere, così, dopo un pò di tempo, ripieghiamo su qualcos’altro.

All’inizio cambiamo strada a malincuore, ma dando tempo al tempo finiamo per dire ” ma si, infondo non è poi così male”

“Lo schiavo non è quello che ha la catena al piede, ma chi non riesce più a immaginare la libertà.” ( Silvano Agosti )

La sottile differenza fra il piacere e il farsi piacere

E’ difficile mantenere una coscienza perfetta sulla propria vita, essere consapevoli di ciò che ci piace e ciò che non ci piace, ciò che amiamo e ciò che apprezziamo soltanto.

Con l’avvento dei social inoltre, mantenere questa coscienza è diventato ancora più difficile.

Pensiamo di volere la casa più grande, il viaggio più figo e la macchina più veloce solo perché il nostro idolo su Instagram mostra uno stile di vita “migliore” del nostro.

Così finiamo per omologarci alla  società.

Magari sognavamo di fare gli agricoltori in qualche piantagione in Nuova Zelanda, ma finiamo a fare i contabili in qualche multinazionale.

Poi raccontiamo a noi stessi che infondo quel sogno non era poi granché, e ci convinciamo che la contabilità è molto meglio, ci dona stabilità e un buon stipendio, così possiamo permetterci la casa più grande e la macchina più veloce, proprio come il nostro idolo su Instagram.

Poi però con l’andare del tempo ci sentiamo vuoti, siamo pieni di cose, ma non abbiamo nulla.

Ecco quindi che quel sogno comincia di nuovo a scalpitare in quel cassetto, e ti ricorda che forse sarebbe stato meglio non incastrare qualcosa che non si adatta neanche un pò alla tua natura.

Ecco quindi la metafora del puzzle:

“Non sforzarti troppo cercando di incastrare un pezzo di un puzzle li dove non deve stare, perché malgrado tu abbia smussato per bene gli angoli, quel pezzo non si incastrerà mai perfettamente.

La vita come un puzzle: quante volte abbiamo incastrato pezzi sbagliati?

Esiste un puzzle che è la nostra vita. Esistono i pezzi del puzzle che sono ciò che entra a far parte della nostra vita.

Se un pezzo di un puzzle non combacia perfettamente con noi, abbiamo due scelte, o continuare a cercare il pezzo perfetto, o incastrare il pezzo sbagliato.

Ma ricordati: Il puzzle sei tu, il pezzo del puzzle è ciò che vuoi fare entrare nella tua vita; se il pezzo non combacia perfettamente, sarai tu o il pezzo del puzzle che dovrà smussare gli angoli? e quale prezzo dovrai pagare per questo?

Quante volte ti è capitato di farti andare bene un lavoro o una relazione per anni, cercando di incastrarla nella tua vita come se provassi ad incastrare un pezzo di un puzzle che in realtà non andrebbe in quel punto.

Rimaniamo incastrati noi stessi in qualcosa che non ci appartiene perché ci convinciamo che prima o poi gli angoli di quel pezzo si smusseranno e alla fine riuscirai ad incastrarlo alla perfezione, ma è solo tempo sprecato.

Se qualcosa non va bene per noi, contro ogni probabilità non andrà mai bene, proprio come un pezzo di un puzzle che non si modellerà mai per quel posto che non è il suo.

Al contrario, c’è un altro pezzo del puzzle, chissà dove, che sarebbe perfetto per noi e che, rassegnati, abbiamo smesso di cercare.

Leggi anche: ” Indoor generation: non siamo fatti per vivere chiusi fra 4 mura

Incastrare i pezzi sbagliati nella nostra vita

Spesso si va avanti anni, decenni con pezzi incastrati lì, dove non dovrebbero essere.

Un lavoro, un partner, un amico; ci proviamo in tutti i modi a farceli andare bene, ad incastrarli, malgrado sappiamo perfettamente dentro di noi che essi non hanno nulla a che vedere con la nostra felicità.

Poi quando ci liberiamo di ciò che non fa per noi sentiamo come un senso di libertà, è come la sensazione di togliersi un sassolino da una scarpa.

Perché come i sassolini, anche ciò che incastriamo a forza si atrofizza nella nostra vita.

E’ come abituarsi a vivere con un occhio bendato.

Poi quando togliamo la benda ci rendiamo conto di tutto quello che abbiamo rinunciato costringendo noi stessi a vivere guardando il mondo con un occhio solo.

Quindi, se il non smettere di cercare il pezzo perfetto del nostro puzzle diventa un obbligo, trovarlo resta una fortuna.

“Solo quando avrai smesso di rincorrere le cose sbagliate… darai una possibilità alle cose giuste di raggiungerti.”

Il mio viaggio tra Valencia e Alicante – Spagna

Per il ponte del 25 Aprile 2018 ho scelto come meta Valencia e Alicante, due bellissime città sulla costa orientale della Spagna, quindi se stai cercando di capire cosa vedere a Valencia e Alicante prenditi 5 minuti perché ti spiego tutto.

Valencia è passata al primo posto della mia classifica delle migliori città in Spagna superando la mia amata Barcellona.

Questa città mi ha davvero stupito, è piena di vita e vanta un centro storico invidiabile; pulita e ordinata, offre un parco fantastico lungo tutta la città in cui si può fare sport in tranquillità immersi nel verde.

Vicino alla città c’è un mare che ho trovato tutto sommato bello, al contrario di quello di Barceloneta che non è mai pulitissimo.

Insomma, Valencia voto 10.

Alicante è anche molto carina, è più piccola e assomiglia molto ai nostri paesini di mare.

Vanta un castello su un altopiano da cui si può scorgere una vista mozzafiato.

Detto questo, partiamo e vediamo insieme cosa vedere a Valencia e Alicante.

Come arrivare a Valencia o Alicante

Da bergamo Orio al Serio ho preso un aereo che mi ha portato direttamente a Valencia, ma collega benissimo anche Alicante.

Da Valencia, arrivare in città è stato davvero facile.

C’è una metro che passa ogni 20 minuti dentro all’aeroporto e ti porta dritto in centro.

Il costo è di 4,80 €.

Ad Alicante ci sono arrivato via treno dalla stazione di Valencia.

Ho acquistato un biglietto online e non ho avuto difficoltà a trovare il binario giusto, grazie all’efficientissima stazione dei treni di Valencia.

Cosa vedere a Valencia e Alicante

VALENCIA

Partendo dal centro storico, vi consiglio di recarvi in primis alla Cattedrale e subito dopo alla Lonja de la seda che è li vicino.

La cattedrale è dedicata all’assunzione di Maria ed è la cattedrale metropolitana sede dell’arcidiocesi di Valencia e basilica minore.

Io personalmente non sono entrato ma mi son limitato a fare qualche foto dall’esterno.

Tutto intorno sorgono locali dove bere qualcosa di fresco, non troppo economici.

Un giretto al Mercato Centrale è d’obbligo, dove potrete anche rinfrescarvi con smoothie e altre bevande fresche fatte sul momento.

Ai lati del centro storico sorgono alcune torri dove potrete ammirare lo skyline di Valencia, vi consiglio di andarci anche per scattare delle belle foto.

Ovviamente da non perdere una passeggiata alla città delle arti e della scienza, un must in cosa vedere a Valencia.

Questo luogo in particolare mi è rimasto particolarmente impresso per la sua maestosità, la sua bellezza e la sua architettura.

Mi ha trasmetto un senso di pace e tranquillità notevole, grazie anche agli enormi spazi verdi tutti adiacenti.

I giardini di Turia è una meta da non perdere, questo parco prima era il fiume che attraversava la città di Valencia, ma a causa di alcune esondazioni il fiume è stato deviato e al suo posto hanno creato questo parco fantastico lungo tutta la città.

Qui gli abitanti di Valencia usano fare sport grazie ai vari spazi dedicati con tanto di attrezzi fitness, correre e fare piacevoli passeggiate.

Una visita alla spiaggia di Valencia la consiglio sempre.

ALICANTE

Alicante è molto più piccola e ovviamente le cose da vedere sono poche.

Assolutamente da fare è la visita al castello dove si può ammirare una vista mozzafiato sul mare e sulla città.

Il castello lo si può raggiungere a piedi oppure tramite un ascensore posizionato proprio sotto di esso.

Io ho utilizzato l’ascensore ma consiglio di recarvi a piedi dato il bellissimo panorama.

Oltre a questo, consiglio di girare il centro che è davvero suggestivo, e la sera di recarvi dalla parte dei tanti pub dove c’è pieno di vita.

Nel tempo libero potrete rilassarvi in spiaggia e godere del fantastico mare che Alicante propone, che entra sicuramente nella lista delle cose da vedere ad Alicante.

Dove alloggiare a Valencia e Alicante

A valencia ho optato per un soggiorno in ostello al THE RIVER HOSTEL, un gran bell’ostello in pieno centro storico pulito e moderno.

Se siete dei viaggiatori solitari ve lo consiglio anche per il rapporto qualità prezzo, se invece siete dei viaggiatori di coppia vi consiglio di dare un’occhiata alle super offerte per Valencia qui.

Ad Alicante ho alloggiato in un Ostello vicino alla spiaggia ma non mi sento di raccomandarlo in quanto non mi sono travato troppo bene.

Se volete vedere le offerte per Alicante cliccate qui.

Dove mangiare a Valencia e Alicante

A valencia basta inoltrarsi nel centro storico per trovare decine di ristorantini dove mangiare una paella davvero fantastica a prezzi stracciati.

Si possono trovare menu “paella+cerveza” a 7 €.

Sconsiglio di mangiare fuori dal centro in quanto i prezzi vanno alle stelle, soprattutto nei ristoranti vicino al parco e vicino al Bioparc ( che sconsiglio di visitare ).

Ad Alicante c’è una via che si chiama Calle San francisco dove vi sono tanti piccoli ristoranti uno in fila all’altro dove si mangia davvero bene, i prezzi sono leggermente superiori a quelli di Valencia.

Come spostarsi a Valencia e Alicante

A Valencia c’è una metro davvero funzionale e comoda.

In alternativa gli autobus collegano tutta la città in modo molto efficiente.

Consiglio di fare un abbonamento settimanale o giornaliero in quanto i prezzi degli autobus sono di 1,5 € comprati sopra al mezzo.

Ad Alicante non c’è bisogno di prendere alcun mezzo, si gira tranquillamente a piedi.

Se avete necessita di andare in aeroporto, c’è un bus che passa ogni ora vicino alla spiaggia e vi porta diretti in aeroporto e il costo è di 3 €.

Il taxi da Alicante all’aeroporto costa circa 20€.

I migliori tour di Valencia

A Valencia ci sono tantissimi tour che si possono fare, alcuni di essi molto suggestivi.

Questi sono quelli che io consiglio:

I migliori tour da fare ad Alicante

Millennials: perchè preferiscono le esperienze ai beni materiali

0

Prima di tutto, chi sono i millennials? Domanda legittima per chi non ha mai sentito questo termine.

Diciamo che a grandi linee i millennials sono tutte quelle persone nate dal 1985 in poi.

Sembra che questa generazione preferisca investire i propri soldi in esperienze personali piuttosto che in case o macchine.

I motivi di questo fenomeno possono essere molteplici, c’è chi dice che la colpa sia della società, chi del consumismo altri invece pensano additano le famiglie.

Di certo, le nuove generazioni non hanno alcuna intenzione di seguire le orme dei propri avi.

La staticità non è vista di buon occhio, si cambia lavoro, si cambia città in cui si vive e si cambiano le amicizie con una facilità impressionante considerando che sono passati solo pochi decenni da quanto i nostri nonni lavoravano la terra, e chi nasceva contadino, il più delle volte, moriva contadino.

Ma chissà, forse non sono l’unico romantico che pensa che infondo, tutta questa libertà, non sia poi così malvagia.

Leggi anche: ” Ecco come lavorare viaggiando

Quali sono i motivi che portano i Millennials a preferire le esperienze personali

1- Il potere d’acquisto

Gli anni lavorativi dei millennials coincidono in pieno con gli anni di una delle più profonde crisi economiche che la storia ricordi.

Questo ha fatto in modo che il potere d’acquisto di questa generazione non sia per nulla equiparabile a quello che era il potere d’acquisto delle generazioni precedenti.

Dagli anni 40′ agli anni 80′ ci fu un boom economico in cui praticamente qualsiasi individuo poteva avere un lavoro ben pagato e un contratto fisso, con la logica conseguenza di poter avere prestiti e comprare case e macchine con estrema facilità.

Ad oggi, un 30enne medio Italiano vive ancora a casa dei genitori e solo il 31,8% di essi ha un lavoro stabile. ( dati da Repubblica )

Questo rende impossibile per loro acquistare beni di alto valore economico come una casa e una macchina.

2- Educazione “fallimentare”

L’educazione famigliare delle ultime generazioni è stato un completo fallimento sotto tutti gli aspetti.

Molte famiglie hanno educato i propri figli secondo un concetto di materialismo e consumismo, facendoli sentire “speciali”, pretendendo che essi fossero messi in classi privilegiate, dando loro premi per la partecipazione.

Famiglie che hanno dato ai propri figli tutto quello che chiedevano, solo perché lo chiedevano, convincendo loro che potevano arrivare ovunque nella vita solo perché lo volevano.

Poi una volta adulti, le stesse persone si rendono conto che il mondo reale è ben diverso, niente è dovuto.

Tutto questo ha portato ad uno squilibrio e disagio sociale.

Tutto questo ha portato i millennials a porsi delle domande:

“E’ giusto lavorare così tanto per consumare?”

“Non ci sono stili di vita alternativi che posso seguire?”

 

3- Meglio un’esperienza o un oggetto ? La parola agli esperti

Secondo il Dr. Thomas Gilovich, un professore di psicologia della Cornell University di New York, comprare con i propri soldi una casa o una macchina, o l’ultimo modello di Iphone ci da felicità, ma solo per un momento.

Dopodiché, nel breve termine, avviene una sorta di adeguamento e finiamo per perdere quella gioia che quell’oggetto poco prima ci aveva donato.

Le sue testuali parole sono state : “We buy things to make us happy, and we succeed. But only for a while. New things are exciting to us at first, but then we adapt to them.”

Se, al contrario, avessimo usato i soldi per il BMW per fare un viaggio, o una serie di eventi che ci appassionano, l’emozione di gioia sarebbe stata molto più duratura.

Gilovich ha condotto a riguardo uno studio chiamato Easterlin paradox, dove dimostrava che le persone riuscivano a comprare la felicità acquistando oggetti, ma solo fino ad un certo punto.

La felicità che quelle “cose” davano alle persone durava poco, costringendo quelle stesse persone a dover costantemente acquistare nuovi oggetti per sentirsi appagati da essi.

Gilovich aggiunge : “anche se le cose che possiedi possono sembrare un’estensione del tuo “io”, in realtà non lo sono. Al contrario, le esperienze che una persona fa nel corso di una vita, fanno davvero parte del nostro essere, della nostra memoria, e sono esse che donano felicità a lungo termine.”

Spiega anche che non solo le esperienze positive hanno questo effetto, ma anche quelle negative; questo perché, anche se qualcosa in passato ci ha creato noia e stress, una volta che si ha superato l’ostacolo, esso può diventare una storia divertente da raccontare o una soddisfazione persona che genera positività.

“Raccontare storie, anche di esperienze negative, crea forti connessioni tra individui” – spiega – ” e ci si sente molto più in relazione con qualcuno che racconta un viaggio a Bogotà piuttosto che qualcuno che racconta dell’ultimo acquisto del televisore in 4k”

 

L’incidenza dei social

L’incidenza dei social è un fattore molto importante per questo fenomeno.

Infatti, le persone sui Social Network focalizzano maggiormente la propria attenzione su ciò che una persona fa piuttosto che su quello che possiede.

Questo ha messo i millennials nella condizione di fare e condividere esperienze personali piuttosto che oggetti, con la conseguenza di concentrarsi sul vivere esperienze personali intense anziché comprare articoli costosi che non potessero permettersi.

Leggi anche: ” GIANLUCA GOTTO, VOLEVO VIVERE COME E OVUNQUE VOLESSI, OGGI LAVORO VIAGGIANDO SCRIVENDO ARTICOLI “

Le obiezioni sui millennials

Molte persone obiettano a questo stile di vita dicendo che, anche se è vero che fare esperienze ci dona maggiore felicità a lungo termine, è anche vero che usare i proprio fondi solo per esse ci lascerà a mani vuote in futuro.

Ritrovarsi a pagare un affitto a 70 anni potrebbe essere un vero problema, ma è anche vero che spendere la propria esistenza per l’acquisto di una casa a discapito dei propri sogni non è per nulla saggio.

Una cosa è certa: la vita va vissuta quando si hanno le energie per farlo.

Un abbraccio

Jacopo Di Biase: “trovate il coraggio di correre verso ciò che desiderate realmente”

0

Ciao, mi chiamo Jacopo, ho 29 anni e circa 2 anni e mezzo fa ho mollato tutto e sono partito per realizzare una grande e lunga impresa: Il giro dei 196 paesi del mondo!

Questa decisione è per me una mappa di vita prima ancora che un obiettivo, perché quello che conta è il percorso.

Trascorrerò dei lunghi periodi di viaggio in movimento, in altri mi stabilizzerò per un po’ come adesso, e senza fretta ma senza sosta arriverò a viaggiare in tutte e 196 le nazioni del mondo.

Fino ad ora sono stato in 23 Paesi diversi e attualmente mi trovo in Australia.

Per questi primi anni di viaggio ho lavorato e lavorerò sul posto, sia per necessità che per scelta: è bellissimo mescolarsi alla realtà in cui ti trovi e il lavoro ti catapulta dritto nella vita quotidiana del posto.

Poco dopo essere partito ho aperto un blog di viaggio su Facebook e Instagram, e l’idea è di provare in un prossimo futuro a trasformare il tutto nella mia principale fonte di entrate.

In questo preciso momento, mentre scrivo, mi trovo in una stanzetta che si affaccia direttamente su un campo di limoni.

Questo è quello che sto facendo ora per mantenermi: raccogliere limoni nei campi in Australia, un’attività piuttosto remunerativa devo dire.

Una volta acquisita una buona rapidità si possono guadagnare 200-300 dollari al giorno.

Il lavoro a primo impatto è molto duro, ma nel giro di qualche settimana ci si fa l’abitudine.

@196_world_countries_tour

 

Quando ero ancora a casa, stavo cercando un modo per “comprare il tempo”.

Volevo creare un’azienda con l’obiettivo, nel giro di 3-5 anni, di renderla autonoma e automatizzata, in modo da avere tempo e abbastanza soldi da poter viaggiare più a lungo del semplice mese all’anno che i lavori tradizionali ci concedono.

Tre anni fa, un po’ per scelta un po’ per caso, feci il mio primo viaggio zaino in spalla, un viaggio in stile low-cost da Milano a Caponord in Norvegia, da solo, via terra.

Quell’esperienza mi cambiò profondamente e mi resi conto che viaggiare non era così costoso come avevo sempre pensato in base alle mie vacanze precedenti.

Oltre a tutte le emozioni provate, mi resi conto che non era necessario subordinare quello che realmente desideravo all’ottenimento di un qualcos’altro, avrei potuto farlo subito.

Da lì a pochissimo mi licenziai e partii.

Il progetto di viaggio ha preso forma lungo la via.

Girovagando in Europa ebbi definitivamente la conferma che quella era la mia strada e decisi di espanderne le sue potenzialità al suo massimo intraprendendo il giro dei 196 del mondo.

Per quanto riguarda il blog, sebbene ad un primo sguardo possa apparire slegato da ciò che ho fatto prima, sto invece utilizzando e mettendo insieme un po’ tutto quello che ho imparato in passato:

  • lo scrivere dagli anni di scuola e università; il lavorare per moltissime ore al giorno dalla carriera in Esselunga.
  • L’uso dei social dall’ultimo progetto che cercai di lanciare in Italia;
  • le mie skills di vendita maturate ai tempi di American Express per quando proverò a trasformare il blog in una fonte di entrate.

Ogni esperienza ha qualcosa di positivo da darci, sta a noi unire i puntini. Vedremo se funzionerà.

@196_world_countries_tour

Mai come oggi ci sono state così tante opportunità per vivere con le proprie passioni.

La chiave di tutto secondo me è internet.

Tramite internet e i social media ognuno può raggiungere immediatamente persone a cui interessa proprio ciò che piace anche a noi.

Bisogna essere bravi in quello che si fa (o diventarlo) ed essere bravi a comunicare online.

Esempio :

Poniamo che io adori giocare a scacchi, ma non sia particolarmente bravo.

Potrei impegnarmi a studiare il gioco, pagare delle lezioni, dedicare moltissimo tempo a questa disciplina e migliorarmi fino ad aver raggiunto un alto livello.

A quel punto potrei aprire un canale Youtube, un blog o quant’altro, proporre degli ottimi contenuti e cercare di costruirmi un seguito.

A quel punto mi si aprirebbero infinite strade: potrei vendere dei corsi di scacchi, materiale scacchistico, proporre lezioni ai principianti e tanto altro ancora.

Il lavoro, nella nostra epoca, si può inventare e creare da zero.

Credo che internet sia la chiave perché il mercato del lavoro sta cambiando.

Il posto fisso inizia ad avviarsi verso l’estinzione: nei prossimi decenni le macchine sostituiranno tra il 40 e il 50% della forza lavoro attuale e tanti vecchi lavori verranno sostituiti da nuove posizioni che attualmente nemmeno esistono.

Se però è vero che in questo periodo storico chiunque potenzialmente può vivere con le proprie passioni, è anche vero che resta un obiettivo non facile da raggiungere: bisogna studiare le tematiche legate al mondo digitale, impegnarsi, fare molti sacrifici, spesso fare due lavori (di cui uno gratis) per lungo tempo, cercando di realizzare il nuovo progetto mentre ci si porta dietro il lavoro “primario” per mantenersi.

Per ogni grande sogno e obiettivo, c’è sempre bisogno di un duro lavoro alle spalle.

[wp_ad_camp_1]

Ci sono diverse ragioni, cito le quattro secondo me più importanti.

  • La paura di sbagliare e di fallire. Tutto il sistema è basato su questo, dai votacci e le cancellature a penna rossa e i rimproveri di quando sbagliamo a scuola, ai telegiornali che danno solo notizie negative, fino alla società nel suo complesso che considera i fallimenti come disgrazie anziché momenti di apprendimento.
  • La pigrizia. Per realizzare i propri sogni spesso bisogna uscire dalla propria zona di comfort e come dice l’espressione stessa, all’inizio si sta scomodi quando ci si trova in terreni nuovi in cui siamo magari anche scarsi. Molto più facile lamentarsi e trovare un altro colpevole dal proprio divano.
  • L’impegno, la pazienza, la perseveranza. Impegnarsi e persistere per anni e anni, anche quando le cose non vanno, è la cosa più importante per raggiungere i propri scopi. Viviamo nella società del qui e subito, e tanti stanno perdendo questa ottica di lungo periodo. Oramai siamo quasi al punto in cui se voglio qualcosa lo compro su Amazon e me lo portano in giornata con un drone. Lavorare con le proprie passioni richiede un impegno iniziale estremamente più grande rispetto a quello necessario per trovare un lavoro qualunque.
  • Le persone non credono. Credere che qualcosa sia possibile è fondamentale. Per fare questo bisogna avere fiducia in sé stessi e prendere esempio da chi ce l’ha fatta prima di noi: quella è la prova inconfutabile che quella data cosa è possibile.
@196_world_countries_tour

Viaggiare full-time è una cosa che può fare chiunque.

Tra i tanti, questo è forse il consiglio più importante che posso dare: andare per gradi.

Non si può entrare in palestra e pretendere di sollevare 100 kg se non si è mai sollevato un attrezzo.

Fare un Inter-rail, fare qualche viaggio di 7-15-30 giorni zaino in spalla in zone abbastanza servite, da soli, è un ottimo punto di partenza per iniziare a godersi i viaggi e aumentare pian piano la propria fiducia, sicurezza ed esperienza, fino a sentirsi pronti per viaggi più lunghi e impegnativi in zone più remote.

Come prima esperienza di vita e lavoro all’estero meglio scegliere un paese non troppo lontano da casa, ben collegato, in modo da sentirsi più tranquilli se le cose non dovessero andare come sperato.

Sapere che si può sempre fare un passo indietro dona una maggior calma anche nell’affrontare i problemi e i disagi.

Partendo per gradi si può anche valutare se è la strada giusta.

Vagabondare per il mondo è un’esperienza meravigliosa, ma non è per tutti: ci sono 1.000 gioie e 100 problemi, per cui è forse meglio cominciare ad assaggiare una fetta di torta e, solo se è buona, comprarla tutta.

Per quelli poi che non sanno bene dove sbattere la testa l’occasione è doppia: oltre a vivere delle esperienze stupende, essere lontano da tutti i condizionamenti, le interferenze e le credenze del posto in cui siamo cresciuti, può aiutare ad avvicinarsi a se stessi in maniera inimmaginabile, fino ad arrivare a capire cosa realmente desideriamo.

Trovare lavoro in giro per il mondo è abbastanza semplice, l’importante è essere disposti (se non si hanno delle qualifiche particolari) a fare dei lavori umili per cominciare, specialmente se non si parla l’inglese.

Imparare questa lingua è fondamentale non solo per il lavoro, ma anche per se stessi: quanto sono limitati il mondo e le nostre possibilità se su 8 miliardi di persone siamo in grado di comunicare esclusivamente con i connazionali, che rappresentano molto meno dell’1% del totale?

Sono essenzialmente due.

1 – I periodi di risparmio: per poter viaggiare a tempo indeterminato, senza rendite pregresse e per molti mesi all’anno, bisogna fare enormi sacrifici nei periodi in cui ci si ferma a lavorare lungo la via, risparmiando il più possibile. Poi però le ricompense sono immense.

2 – Le persone che ami. Questa per me è la parte più dura.

Spesso ti fermi a pensare alla tua famiglia e ai tuoi amici più cari, quelli che consideri come fratelli.

A volte hai paura che non capiscano e che possano sentirsi abbandonati, messi da parte, hai paura che i vostri legami si possano affievolire.

Quando sono partito mia sorella aveva 17 anni. Ora ne ha 19, si è diplomata, ha il fidanzato e sta prendendo la patente; tra 2 anni ne avrà 21, e poi ancora di più e intanto il tempo passa, e tu pensi che ti stai perdendo anni della loro vita che non torneranno più, e pensi che proprio quando c’era bisogno di te, tu sei andato via senza un biglietto di ritorno.

Inoltre le mie scelte si sono rivelate incoscienti agli occhi di molti.

Devo dire però che quasi tutte le persone a me più vicine hanno fatto del loro meglio per darmi il loro appoggio.

Sono stato fortunato, spesso incontro persone che avevano tutti contro di sé.

La cosa importante è rimanere focalizzati sul fatto che quella che stai percorrendo è la tua strada, quella che ti rende felice, ti fa crescere, migliorare, ti da esperienza.

Se fossi rimasto, in un costume che non era il mio, avrei avuto solo sterilità e cose negative da dare; seguendo invece con gioia i miei progetti, ogni giorno mi arricchisco sempre di più e il bagaglio della mia anima aumenta, riempendosi di cose fantastiche che potrò poi donare alle persone che amo quando le senti o quando le rivedrai.

@196_world_countries_tour

La mia soddisfazione più grande è aver ribaltato la prospettiva della mia vita.

Se prima stavo rincorrendo il mio sogno cercando di creare qualcosa che mi permettesse di viaggiare, adesso sul mio sogno ci sto camminando e lo vivo ogni singolo giorno.

Questo sogno è composto da mille avventure ed emozioni che riempiono la mia vita e i miei viaggi in maniera stupenda e regalo più grande non potevo farmi.

Il nostro sistema di welfare è al collasso.

Con la vita media che si alza e le nuove generazioni che devono mantenere sempre più persone tramite le tasse, è impensabile vivere la vita ragionando in termini di pensione, una cosa che avverrà fra oltre 30 anni.

C’è troppo di mezzo, chissà se ci si arriverà?

La vita è adesso. Dall’altro lato un occhio al futuro è sempre buono perché stimolante e a questo punto meglio provare a costruirsi la pensione per conto proprio con qualche progetto legato alle nostre passioni.

Non sarà facile, ma almeno non ci sarà il rimpianto di non aver provato.

Inoltre, un articolo recente sul Corriere Della Sera spiega proprio questo problema.

E’ assurdo rinunciare ai propri sogni per un qualcosa che non sappiamo se e quando si avvererà.

@196_world_countries_tour

Per come la vedo io c’è un solo modo per avere successo: sentirsi liberi e felici.

Forse può sembrare una frase banale, ma per chi ha realizzato o sta cercando di realizzare i propri sogni le parole libertà e felicità hanno un significato molto profondo.

Ognuno trova la propria realizzazione in cose diverse, l’importante è avere il coraggio di correre verso ciò che desideriamo realmente.

Credo che negli anni a venire i viaggiatori saranno sempre più numerosi.

Viaggiare è ormai accessibile a tutti e per molti sarà esso stesso il sogno.

Per altri il viaggio sarà ancor più che per i primi un momento di ricerca di se stessi e della propria fettina di mondo, perché viaggiando spezziamo ogni catena, la nostra mente si apre, riusciamo a guardarci dentro e ascoltarci in maniera più profonda e in definitiva ad accorgerci di quello che vogliamo realmente.

Viviamo in un sistema consumistico che per vendere ci bombarda dicendoci che quello che abbiamo non è mai abbastanza, che ci serve qualcos’altro, e credo che sempre più persone si sentiranno smarrite e sentiranno l’esigenza di mettersi in cammino.

Quello che più conta per raggiungere un obiettivo, non è focalizzarsi sulla meta, ma sul percorso che serve per arrivarci. Diceva Confucio:

“Non esiste una strada verso la felicità. La felicità è la strada”

 

Segui Jacopo su : Facebook – Instagram

 

 

Ti ricordo come sempre di iscriverti ai miei canali:

Youtube

Twitter

Facebook

Instagram

Se vuoi ascoltare le interviste che faccio alle persone che hanno cambiato vita puoi ascoltarle su Spreaker o Spotify

 

Vuoi imparare a viaggiare praticamente gratis ?

Scarica la guida gratuita che ti spiega come risparmiare fino all’80% sui tuoi viaggi.

come risparmiare sui viaggi

[wp_ad_camp_1]

Burgas: cosa vedere e cosa fare a Burgas

Ho viaggiato a Burgas durante le feste di Pasqua del 2018, e anche io come te mi sono chiesto cosa fare e cosa vedere a Burgas, anche perchè diciamocelo, questa località Bulgara non è proprio tra le top località turistiche in Europa.

Appena qualcuno dice Bulgaria la prima città che viene in mente è Sofia, ma a me piace andare contro corrente, quindi per questo viaggio ho deciso di visitare la città di Burgas e dintorni.

Burgas è una piccola città che sorge sul Mar Nero, poco distante dalla Turchia.

E’ uno dei centri industriali e turistici più importanti della Bulgaria, e una delle mete turistiche più ambite per gli Israeliani.

Vanta un clima mite per tutto l’anno, piove poco e nevica raramente.

Una delle caratteristiche principali di questo posto sono le zone dove è possibile praticare i fanghi rigeneranti grazie ai sali del mar nero, e all’attività di Bird Watchiing grazie a diversi tipi di

volatili sparsi in tutta l’area.

Ho trovato questa località particolarmente piacevole e rilassante, con prezzi assolutamente accomodanti, soprattutto per il cambio con l’euro.

 

Come arrivare a Burgas

Grazie al nuovo collegamento con Bergamo Orio al Serio, è possibile arrivare a Burgas con estrema facilità.

Basterà prenotare un volo aereo con un pò di anticipo e si riuscirà a risparmiare anche un pò di soldi, trovando dei voli A/R anche sotto i 50 €.

Aggiornamento 2019: sembra che il collegamento con Orio non esista più.

Burgas: cosa vedere e cosa fare in questa località marittima Bulgara

La città di Burgas è molto carina, e la si può girare a piedi con estrema facilità.

Ovviamente non è paragonabile alle varie capitali dell’Est, come per esempio Budapest.

Il centro città è tutto in costruzione, molto carino e a misura d’uomo.

Ho trovato il “Sea Garden” davvero bello e sorprendentemente pulito.

La città comunque richiede al massimo due giorni per essere visitata, dopodiché conviene spostarsi altrove.

Consiglio di visitare uno dei tanti bird watching che ci sono nella zona, come per esempio quello di Pomorie ( un paesino tranquillo vicino a Burgas dove si può godere anche di piacevoli passeggiate ).

Inoltre, durante il vostro viaggio a Burgas, non dovete assolutamente perdere Nesebar, un’altra piccola città sulla costa vicino a Sunny Beach davvero caratteristica.

Cosa vedere a Nesebar

Nesebar è facilmente raggiungibile da Burgas tramite autobus ( un minivan che passa una volta ogni ora dalla stazione di Burgas ), oppure da Pomorie ( chiedete info sulla fermata dell’autobus ).

Questo luogo è molto affascinante.

Ci si può inoltrare in una parte di città antica che costeggia il mare nella quale si può entrare in contatto con la vera cultura del luogo.

Ci sono diversi ristorantini tipici.

Burgas dalla sua vanta appunto il Sea Garden insieme ad una piattaforma in mezzo al mare raggiungibile tramite un ponte, da dove si può ammirare una bella vista.

Carino il centro città, ma niente di troppo entusiasmante.

viaggio a Burgas - Bulgaria

Dove alloggiare a Burgas

Alloggiare In Bulgaria in generale è abbastanza economico, e Burgas offre diverse ottime opportunità per poter avere un alloggio di tutto rispetto.

Ma se volete avere un giusto rapporto tra tranquillità e posizione, io consiglierei di alloggiare a Pomorie.

Io ho trovato un’ottima offerta sull’hotel St. George & spa di pomorie, pagando qualcosa come 22 € a notte per persona in camera doppia con vista mare.

Questo hotel è dotato inoltre di centro Spa e area fitness, nonchè di piscina interna e di uno sky bar da favola.

Alloggiando a Pomorie sarai poco distante da tutte le località migliori come Burgas, Nesebar e Sunny Beach.

Pomorie è un paesino piccolo con poche pretese, dove è possibile godere di piacevoli passeggiate in riva al mare di giorno, e la sera starsene in uno dei pochi locali ad assaggiare la cucina tipica.

Trovate tutte le offerte su altri hotel cliccando qui.

Dove mangiare a Burgas e dintorni

Io sono un gran tradizionalista e quando mi affeziono ad un posto faccio fatica a lasciarlo.

Per questo ho mangiato praticamente sempre a Pomorie vicino al mio hotel, in un posto davvero bello che si affaccia sul mare.

Il suo nome è Restaurant club 24.

Il loro menù è davvero ricco, ma consiglierei di non perdersi le loro specialità di mare davvero ottime.

Cucinano un pesce davvero fantastico.

Inoltre, spesso, fanno musica dal vivo in vero stile Bulgaro e può essere molto divertente.

Ti consiglio di provare anche un altro ristorante a Pomorie, si chiama Koziyat Rog, dove potrai gustare dei piatti davvero particolari di carne e pesce, tutti squisiti.

Viaggio a Burgas - Bulgaria

Come spostarsi a Burgas e dintorni

Il mezzo più economico è ovviamente il bus.

Ci sono vari bus e il costo di essi è di circa 3,5 leve ( 1,75 € ) per le tratte fuori porta ( come spostarsi da Burgas a Pomorie ).

Per chi non volesse prendere il bus ci sono i taxi, ma sinceramente i prezzi sono davvero alti rispetto a tutto il resto in Bulgaria.

Per la tratta Aeroporto Burgas ( o Pomorie ) il costo è di circa 45 leve ( 27 € ) con il taxi ufficiale.

Se volete prendere il taxi vi conviene trattare un prezzo con il taxista prima della corsa.

Da quello che ho capito, loro preferiscono farvi pagare meno ma non accendere il taximeter.

In questo modo riuscirete a risparmiare qualcosa sul vostro viaggio a Burgas.

Per andare a Nesebar ho preso un bus da pomorie, ma partono anche da Burgas.

Come detto prima ce n’è uno ogni ora e il costo è di pochi euro.

I bus spesso non sono in orario quindi vi consiglio di andare con un anticipo minimo di 15 minuti alla fermata

Vivere senza soldi: la storia di Mark Boyle

0

Vivere senza soldi sembra impossibile, eppure per qualcuno non lo è.

La società attuale ci bombarda costantemente di imput legati al consumo, le pubblicità diventano sempre più invasive e sembra quasi impossibile riuscire a sfuggire a questa morsa mortale.

Qualcuno però ci è riuscito, e quel qualcuno si chiama Mark Boyle, un Irlandese nato nella contea di Donegal.

Dopo essersi laureato in Economia al Galway-Mayo Istitute of technology Boyle si trasferisce nel Regno Unito nel 2002.

” Durante gli anni universitari la visione del film Gandhi mi cambiò la vita”, questa una sua frase celebre.

Boyle è tutt’altro che uno sprovveduto.

Gestì due aziende alimentari nel Regno Unito, ma qualcosa non andava, lui era convinto che il denaro fosse”una fonte di disconnessione tra noi e le nostre azioni”, così decise di fondare la Freeeconomy Community nel 2007, con lo scopo di creare relazioni di scambio tra le persone.

Nel 2008 cominciò il suo progetto di vivere senza soldi, ovviamente dopo aver fatto alcuni acquisti legati alla sua sopravvivenza, come un pannello solare e una stufa a legna.

vivere senza soldi

[wp_ad_camp_1]

 

Uno stile di vita controcorrente quello di Mark

Mark Boyle è convinto che vi sia una forte connessione tra infelicità, stress e denaro.

Per questo decide di vivere la sua vita con meno risorse possibili e quindi senza soldi, coltivando il cibo lui stesso e in caso di estrema difficoltà, andandolo a prendere dagli scarti della giornata direttamente dal supermercato.

Il suo caravan è in mezzo al verde in un bosco.

Per cuocere il cibo utilizza due contenitori usati per la raccolta e la combustione del materiale di scarto delle olive, mentre per lavarsi i denti usa un osso di seppia e semi di ferula, per la carta igienica se la cava con dei vecchi fogli di giornale.

Si è concesso anche un vizio però, grazie ad un vecchio computer riesce a rimanere in contatto con gli amici.

Lo alimenta, però, esclusivamente con un pannello solare

 

Leggi anche tutte le altre interviste di chi ha cambiato vita.

 

La provocazione alla società di Boyle sul vivere senza soldi

Di personaggi nel mondo che vivono con poco o niente ce ne sono a bizzeffe.

Ma Boyle voleva andare oltre a quella che poteva sembrare una turpe guerra al consumismo.

Lui voleva più che altro dimostrare che la nostra società sta percorrendo una strada verso la produzione di massa che non poterà certo a qualcosa di buono, ne a noi ne a ciò che ci sta intorno.

Voleva dimostrare che un’altra vita è possibile, una vita fatta di cose essenziali, di tempo libero e benessere psico-fisico.

Lui afferma “il limite minimo di consumo è aumentato così tanto che le persone sono all’oscuro del livello di distruzione e sofferenza causato dalla produzione del cibo e degli altri prodotti che compriamo. La colpa è proprio del denaro”.

La sua community ha lo scopo della condivisione, sia di beni materiali ma anche di conoscenza.

Si è tornato anche al baratto, quindi spesso le persone che fanno parte di questa community non abitano molto lontano l’una dall’altra.

Ma si può sempre essere parte di essa anche solo per simbolismo.

Il concetto è quello di frenare il consumo e il progresso, ritornare a rendere importanti le relazioni umane e dimostrare quanto sia futile la vita che viviamo, fatta di stress e lavoro.

vivere senza soldi

 

Le difficoltà del vivere senza soldi

Vivere senza soldi ha delle difficoltà non da poco ovviamente : “Quando vivevo nella società operaia nessuno mi chiedeva se mi mancava qualcosa della natura, ora invece mi chiedono sempre se mi manca qualcosa della vita che facevo prima”

Questa una frase citata al “The Guardian”, in cui ammette che in alcune occasioni sente la mancanza di una vita sociale, della voce dei suoi genitori o semplicemente di avere un pasto comodo a portata di mano.

Ma poi il suo pensiero va sugli ingorghi stradali, lo stress al lavoro, il dover rincorrere uno stipendio ogni giorno senza accorgersi che la tua vita scivola via anno dopo anno.

“Alla fine sono le piccole cose che mancano”, ammette – ” Mi piacerebbe qualche volta vedere il punteggio in classifica del Manchester United, farmi una doccia calda o semplicemente lavare per bene le mie lenzuola, ma se per avere questo devo vivere in una città preferisco mangiare un piccione” dice.

vivere senza soldi

 

L’impatto della tecnologia sulle nostre vite

Boyle non ha mai affermato che la tecnologia non avesse il suo fascino.

Tutti preferirebbero avere una macchina che ti porta da un punto A ad un punto B in 10 minuti.

Ciò che non si riesce a comprendere è l’impatto che queste tecnologie hanno sulle nostre vite a lungo termine.

Le agenzie di marketing pubblicizzano solo gli aspetti positivi, quelli più sexy ed eccitanti che sono essenziali nella ricerca frenetica per massimizzare la propria felicità.

A volte però sembrano dimenticarsi di spiegare che tutto questo avrà una conseguenza negativa sulle persone.

Tutta la tecnologia ha un prezzo, la domanda che dobbiamo porci è : siamo disposti a pagarlo ?

L’estinzione di massa, le catastrofi climatiche, il collasso sociale, il narcisimo di massa, i vari problemi di salute e l’obesità, l’agricoltura industriale, l’abuso del suolo, la solitudine.

Sono cose su cui bisognerebbe riflettere.

 

Il progetto di Mark

Boyle ha trasformato la sua community in un vero e proprio movimento ,e ha già scritto un libro, si chiama “ The Moneyless man”, una guida survivor per vivere senza soldi.

La sua pagina Facebook conta migliaia di followers, e lui risponde a tutti dando consigli su come vivere al meglio la propria vita.

vivere senza soldi

 

Ma quindi è possibile vivere senza soldi?

Ovviamente la storia di Mark è provocatoria, ma se si analizza questo fenomeno nello specifico si capisce che vivere senza soldi è davvero possibile, seppur davvero molto difficile, soprattutto per gente nata e cresciuta nella nostra società.

Ci siamo evoluti con il concetto del lavorare 8 ore al giorno in modo tradizionale, di scambiare denaro per i nostri beni primari, e di consumare più di quanto realmente abbiamo bisogno.

Il denaro serve, come è servito a Mark, anche solo per acquistare quelle cose indispensabili alla sua sopravvivenza.

Quindi, seppur vivere senza soldi risulta quasi impossibile, si può sempre attuare un cambiamento che vada verso il concetto di minimalismo, quindi ” more is less “.

Anche perché ricordiamocelo, sono le cose che possiedi, che alla fine ti possiedono.

 

Un abbraccio

 

Nicolas

 

Ti ricordo come sempre di iscriverti ai miei canali:

Youtube

Twitter

Facebook

Instagram

Se vuoi ascoltare le interviste che faccio alle persone che hanno cambiato vita puoi ascoltarle su Spreaker o Spotify

 

Vuoi imparare a viaggiare praticamente gratis ?

Scarica la guida gratuita che ti spiega come risparmiare fino all’80% sui tuoi viaggi.

come risparmiare sui viaggi

[wp_ad_camp_1]

Nicolas
Ciao, mi chiamo Nicolas e nel 2014 sono partito per un viaggio di un anno che mi ha portato in giro per l'Australia e l'Asia. Quell'esperienza mi ha fatto capire che il tempo è per me il valore più grande che possediamo, e quasi dieci anni dopo ho lasciato il posto fisso per poter essere libero. Oggi sono un freelance che lavora da remoto e viaggia quando lo desidera.