Se il tempo è il valore più importante che abbiamo, perché speriamo che passi in fretta?

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Quante volte guardi l’orologio sperando che il tempo passi in fretta?

Sei in ufficio, tutte quelle pratiche da sbrigare ti hanno fatto bollire il cervello, è martedì pomeriggio di quelli che non passano mai, ti annoi e l’occhio di scappa nell’angolo in basso a destra: sono le 15.

Non vedi l’ora che arrivino le 18 per scappare a casa o in qualunque altro posto.

Vuoi che il tempo scorra in fretta, malgrado sia il valore più grande che hai.

Il problema è che per la maggior parte delle persone questo non capita solo in un martedì a caso durante l’anno, ma è una realtà quotidiana.

Secondo uno studio promosso da Espresso Communication per Sodexo circa 7 Italiani su 10 non sono soddisfatti del proprio lavoro, una cifra altissima se ci si ferma a pensare.

Decine di migliaia di persone che quotidianamente sperano che il tempo passi in fretta per poter liberarsi da quelle catene invisibili che li inchiodano a fare qualcosa che non amano.

Certo – direte voi – come si fa a fare costantemente quello che si vuole? È una visione un pò distopica penserete.

Un pò si, ma ci passa in mezzo un pò di deserto fra “fare ogni giorno qualcosa che ci annoia” e “farlo una volta ogni tanto“, siete d’accordo?

La verità è che nella società moderna il lavoro è percepito come un susseguirsi di azioni tutte uguali che si perpetuano all’infinito, per settimane, mesi e anni, fino ad arrivare alla pensione.

In questo lasso di tempo, che rappresenta il periodo della nostra vita in cui abbiamo più energie, questa routine viene interrotta sporadicamente da qualche settimana di ferie ogni anno e i weekend, che solitamente spendiamo facendo sempre le stesse cose.

Nel resto del tempo lavoriamo, e se le mansioni ci appassionano, non vogliamo che il tempo passi in fretta, ma se non è così, finiamo per guardare sempre l’orologio sperando che arrivi quel momento in cui torniamo liberi di fare ciò che vogliamo.

Quindi quale è il segreto? – chiederete voi -.

Non c’è un segreto.

C’è solo la facoltà di rendere le mansioni che ci consentono di avere il pane in tavola il meno noiose possibili, restando sempre onesti con noi stessi, per evitare di convincerci che infondo non è poi così male fare quelle cose che in realtà dentro di noi sappiamo detestare.

La vera domanda è: ti piace davvero quello che fai o te lo stai facendo solo andar bene?