Farsi piacere o amare qualcosa: la sottile differenza fra le due cose

la differenza fra amare e farci piacere qualcosa

Una delle singolarità più evidenti delle persone che vivono nella nostra società è senza dubbio il modo in cui riescono a farsi piacere tutto ciò che le circonda.

Secondo le statistiche pubblicate da Forbes, nel 2017 ben 7 Italiani su 10 ritengono di non essere soddisfatti del proprio lavoro.

Seppur l’occupazione professionale ricopra un lasso di tempo molto importante della nostra esistenza ( un terzo ), molte persone accettano passivamente questa condizione di insoddisfazione.

Molti infatti non fanno nulla per attuare un cambiamento, continuando a tollerare situazioni poco gratificanti.

Siamo diventati così abili a farci andare bene qualsiasi cosa, che non ci rendiamo nemmeno più conto di cosa amiamo davvero e cosa invece accettiamo solo di buon grado.

 

Farsi piacere: L’accettazione passiva dell’essere umano

L’essere umano accetta passivamente una serie interminabile di cose.

Dall’ingorgo per strada al lavoro di una vita, piuttosto di provare a trovare una soluzione, si adagia su situazioni tossiche per se stesso.

L’ho visto fare milioni di volte, ma perché avviene questo fenomeno? Perché il cambiamento comporta fatica.

Molto più facile voltarsi dall’altra parte e far finta di niente, raccontandosi che forse quel pensiero che ci ronza nella mente, infondo, non è poi così importante.

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Sei felice di ciò che hai?

Secondo le statistiche di Forbes citate prima, il 70 % degli Italiani ammette di non essere soddisfatto del proprio lavoro, e un altro 20% mente a se stesso.

Richard Feynman disse: “La prima regola è non ingannare se stessi, ma la persona più facile da ingannare siamo proprio noi stessi

Le persone fanno una fatica tremenda a rimanere completamente sincere.

Ho già parlato di come uscire dalla zona di comfort e di come i sogni nascano proprio al di fuori del proprio recinto di sicurezze.

Tuttavia finiamo per accettare passivamente tutto quello che ci sta intorno, arrivando alla vecchiaia pieni di rimpianti.

L’imparzialità richiede uno sforzo enorme da parte nostra, ne sono consapevole, ma è li che comincia il primo passo verso la scoperta di se stessi.

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La felicità richiede fatica

Questa probabilmente è una legge fondamentale dell’universo, e infondo è giusto così.

Molti pensano di trovare la felicità vincendo alla lotteria, o possedendo oggetti di lusso.

Gli oggetti non centrano nulla con la felicità, come non centra nulla con il denaro, lo dicono le statistiche.

Secondo una ricerca attuata negli USA, la metà dei milionari presi in esame non si dice più felice della classe media, e ammette che i soldi non hanno contribuito alla loro ricerca della felicità.

Secondo uno studio della Dott.ssa Sonja Lyubomirsky la felicità è legata al 50% a fattori genetici, al 40% a come percepiamo la vita, e solo al 10 % a fattori esterni ( casa, soldi ecc. ).

Sulla genetica non ci si può fare molto, dobbiamo accettare quello che madre natura ci ha donato, ma sulla percezione della vita qualcosa possiamo fare.

E’ chiaro che se accettiamo passivamente un lavoro convincendo noi stessi che ci piaccia, un margine di miglioramento lo possiamo avere.

Prima di tutto smettiamola di raccontarci storielle solo per sentirci meglio.

Se c’è una persona con cui dovrai sempre fare i conti nella tua vita quella sei tu, e sono sicuro che un giorno, la tua coscienza, quella reale, busserà alla tua porta per chiederti spiegazioni su tutte le prese in giro verso te stesso.

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Un abbraccio

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Nico

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