Millennials: perchè preferiscono le esperienze ai beni materiali

Millennials

Prima di tutto, chi sono i millennials? Domanda legittima per chi non ha mai sentito questo termine.

Diciamo che a grandi linee i millennials sono tutte quelle persone nate dal 1985 in poi.

Sembra che questa generazione preferisca investire i propri soldi in esperienze personali piuttosto che in case o macchine.

I motivi di questo fenomeno possono essere molteplici, c’è chi dice che la colpa sia della società, chi del consumismo altri invece pensano additano le famiglie.

Di certo, le nuove generazioni non hanno alcuna intenzione di seguire le orme dei propri avi.

La staticità non è vista di buon occhio, si cambia lavoro, si cambia città in cui si vive e si cambiano le amicizie con una facilità impressionante considerando che sono passati solo pochi decenni da quanto i nostri nonni lavoravano la terra, e chi nasceva contadino, il più delle volte, moriva contadino.

Ma chissà, forse non sono l’unico romantico che pensa che infondo, tutta questa libertà, non sia poi così malvagia.

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Quali sono i motivi che portano i Millennials a preferire le esperienze personali

1- Il potere d’acquisto

Gli anni lavorativi dei millennials coincidono in pieno con gli anni di una delle più profonde crisi economiche che la storia ricordi.

Questo ha fatto in modo che il potere d’acquisto di questa generazione non sia per nulla equiparabile a quello che era il potere d’acquisto delle generazioni precedenti.

Dagli anni 40′ agli anni 80′ ci fu un boom economico in cui praticamente qualsiasi individuo poteva avere un lavoro ben pagato e un contratto fisso, con la logica conseguenza di poter avere prestiti e comprare case e macchine con estrema facilità.

Ad oggi, un 30enne medio Italiano vive ancora a casa dei genitori e solo il 31,8% di essi ha un lavoro stabile. ( dati da Repubblica )

Questo rende impossibile per loro acquistare beni di alto valore economico come una casa e una macchina.

2- Educazione “fallimentare”

L’educazione famigliare delle ultime generazioni è stato un completo fallimento sotto tutti gli aspetti.

Molte famiglie hanno educato i propri figli secondo un concetto di materialismo e consumismo, facendoli sentire “speciali”, pretendendo che essi fossero messi in classi privilegiate, dando loro premi per la partecipazione.

Famiglie che hanno dato ai propri figli tutto quello che chiedevano, solo perché lo chiedevano, convincendo loro che potevano arrivare ovunque nella vita solo perché lo volevano.

Poi una volta adulti, le stesse persone si rendono conto che il mondo reale è ben diverso, niente è dovuto.

Tutto questo ha portato ad uno squilibrio e disagio sociale.

Tutto questo ha portato i millennials a porsi delle domande:

“E’ giusto lavorare così tanto per consumare?”

“Non ci sono stili di vita alternativi che posso seguire?”

 

3- Meglio un’esperienza o un oggetto ? La parola agli esperti

Secondo il Dr. Thomas Gilovich, un professore di psicologia della Cornell University di New York, comprare con i propri soldi una casa o una macchina, o l’ultimo modello di Iphone ci da felicità, ma solo per un momento.

Dopodiché, nel breve termine, avviene una sorta di adeguamento e finiamo per perdere quella gioia che quell’oggetto poco prima ci aveva donato.

Le sue testuali parole sono state : “We buy things to make us happy, and we succeed. But only for a while. New things are exciting to us at first, but then we adapt to them.”

Se, al contrario, avessimo usato i soldi per il BMW per fare un viaggio, o una serie di eventi che ci appassionano, l’emozione di gioia sarebbe stata molto più duratura.

Gilovich ha condotto a riguardo uno studio chiamato Easterlin paradox, dove dimostrava che le persone riuscivano a comprare la felicità acquistando oggetti, ma solo fino ad un certo punto.

La felicità che quelle “cose” davano alle persone durava poco, costringendo quelle stesse persone a dover costantemente acquistare nuovi oggetti per sentirsi appagati da essi.

Gilovich aggiunge : “anche se le cose che possiedi possono sembrare un’estensione del tuo “io”, in realtà non lo sono. Al contrario, le esperienze che una persona fa nel corso di una vita, fanno davvero parte del nostro essere, della nostra memoria, e sono esse che donano felicità a lungo termine.”

Spiega anche che non solo le esperienze positive hanno questo effetto, ma anche quelle negative; questo perché, anche se qualcosa in passato ci ha creato noia e stress, una volta che si ha superato l’ostacolo, esso può diventare una storia divertente da raccontare o una soddisfazione persona che genera positività.

“Raccontare storie, anche di esperienze negative, crea forti connessioni tra individui” – spiega – ” e ci si sente molto più in relazione con qualcuno che racconta un viaggio a Bogotà piuttosto che qualcuno che racconta dell’ultimo acquisto del televisore in 4k”

 

L’incidenza dei social

L’incidenza dei social è un fattore molto importante per questo fenomeno.

Infatti, le persone sui Social Network focalizzano maggiormente la propria attenzione su ciò che una persona fa piuttosto che su quello che possiede.

Questo ha messo i millennials nella condizione di fare e condividere esperienze personali piuttosto che oggetti, con la conseguenza di concentrarsi sul vivere esperienze personali intense anziché comprare articoli costosi che non potessero permettersi.

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Le obiezioni sui millennials

Molte persone obiettano a questo stile di vita dicendo che, anche se è vero che fare esperienze ci dona maggiore felicità a lungo termine, è anche vero che usare i proprio fondi solo per esse ci lascerà a mani vuote in futuro.

Ritrovarsi a pagare un affitto a 70 anni potrebbe essere un vero problema, ma è anche vero che spendere la propria esistenza per l’acquisto di una casa a discapito dei propri sogni non è per nulla saggio.

Una cosa è certa: la vita va vissuta quando si hanno le energie per farlo.

Un abbraccio

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