Antonio Di Guida: uscendo fuori dagli schemi della società ho trovato la mia strada

Antonio di Guida

Da quando ho cominciato ad interessarmi di nomadismo digitale, c’è stato un personaggio in particolare che ha sempre suscitato in me un notevole interesse.

Vidi per la prima volta questo ragazzo attraverso lo schermo di un computer, ospite in un programma, appena tornato da un viaggio mozzafiato in Asia.

I capelli arruffati e il sorriso di uno che nonostante la sua giovane età ne aveva già viste tante nella vita.

Mi rimase impresso nella mente, perché, oltre a quel modo incredibile di viaggiare a stretto contatto con le culture dei vari luoghi del mondo, mi trasmise una voglia di vivere immensa.

Il suo nome era Antonio.

 

Ciao Antonio, dicci chi sei…..

Mi chiamo Antonio Di Guida e ho 27 anni.

Sono laureato in Design Industriale, un diploma come geometra e una laurea triennale che in verità hanno servito a poco.

Ho imparato più cose in cinque anni come nomade che quindici dietro ad un banco e seduto su una sedia.

Vivo in viaggio per il mondo, sono arrivato alla conclusione che casa mia è il mio corpo e in qualsiasi parte del mondo mi trovo, è il luogo dove vivo.

In questo momento ti scrivo dalla Colombia e sto attraversando L’America in bici.

Il mio corpo è la mia casa e la mia bicicletta è il mio mezzo di trasporto per connettermi e scoprire nella maniera più lenta l’intero continente Americano.

Ancora oggi non so chi sono, è una domanda che molte volte mi pongo, una domanda basilare che tutti noi dovremmo porci, “Chi sono?”

Ci viene assegnato un nome, ci insegnano una lingua e una cultura, ma ci conosciamo ben poco e il viaggio è una delle armi più forti per conoscersi e per capire realmente cosa siamo, cosa amiamo e quale cultura fa parte della nostra anima.

Prima di vivere una vita da nomade ero un’anima comune che seguiva un cammino verso “una vita sicura”; la laurea, una relazione, una carriera e una casa senza mutuo.

Dopo aver scavalcato le quattro mura della mia prima vita, tutto cambiò.

 

Il viaggio insegna tanto, ne parlai proprio in questo articolo. Cosa fai attualmente per vivere?

Tutto quello che mi fa sentire vivo, qualsiasi esperienza mi si pone davanti la realizzo.

Negli ultimi anni la conoscenza delle culture che vivono nel nostro globo è il fattore principale del mio vivere.

Le esperienze di volontariato mi avvicinano a questi popoli indigeni esplorati per poi diventare parte di me.

Ho iniziato a viaggiare in cerca di esperienze che potessero cambiare la mia vita, la prima fu in Africa.

Da quel viaggio ho capito che l’unica cosa che volevo fare era vivere il presente, in cerca sempre di esperienze che potessero cambiare la mia vita, accrescere il mio spirito e imparare sempre cose nuove da ogni cultura incontrata e ogni esperienza vissuta.

Ad oggi posso definirmi un nomade scrittore e fotografo.

Vendo i miei libri e le mie fotografie nel mio sito internet italianbackpacker.com per permettere di diffondere un messaggio e spronare tutte le persone rinchiuse dentro le quattro mura che circondano la propria vita, spingendoli fuori da una realtà che il caso ha creato per loro.

Libri che racchiudono consigli e suggerimenti nel vivere una vita da nomade e realizzare un cammino dove fra culture ed esperienze vissute si può apprendere l’arte di vivere senza aver bisogno di niente e allo stesso tempo di avere tutto nelle proprie mani.

Amo la fotografia e immortalare ogni sguardo incrociato nel mio cammino; considero essa un mezzo molto potente che riesce a trasportarti nel luogo e nel tempo dove è stata scattata quella foto.

 

Sicuramente il tuo stile di vita da nomade digitale richiede un sostentamento economico. Come riesci a mantenerti? Da dove derivano le tue principali fonti di guadagno?

Ho vissuto in Australia per un paio di anni, il che mi ha permesso di lavorare e mettermi qualche soldo da parte e poter iniziare una vita da nomade.

Successe poi che mi innamorai della fotografia e dello scrivere.

Dal guadagno comprai un computer e una macchina fotografica, aprii un mio sito internet dove iniziai a vendere i miei scatti e il mio primo libro basato su l’esperienza vissuta in Africa.

Iniziai poi a vendere i miei scatti e alcuni articoli per agenzie australiane, da quel momento appresi che un lavoro da nomade era la miglior alternativa per vivere viaggiando, arricchendosi di esperienze, incontri e non di materiali.

Partii per L’Asia camminando attraverso altre culture, ero affamato di conoscere il mondo in tutte le sue forme volevo tuffarmi in ogni religione, cultura e esperienza che potesse cambiare per sempre la mia vita.

Scrivere, fotografare e condividere era il miglior modo per poter mantenersi viaggiando.

Iniziai a vendere i miei scatti realizzati in Asia, il mio primo libro nel suo piccolo veniva condiviso e quel poco riusciva a darmi sempre un pasto per poter mangiare.

Ad oggi i libri sono diventati tre e non c’è gioia più grande di continuare a condividere questo cammino attraverso la scrittura sapendo che questo cammino rimarrà per sempre scritto su delle pagine e che sarà fonte d’ispirazione per molte altre anime.

Le esperienze di volontariato realizzate nel mio cammino mi permettono di risparmiare nel settore vitto e alloggio.

In cambio di qualche ora giornaliera di lavoro, ho cibo e posto per dormire, ed oltre a questo imparo sempre qualcosa di nuovo.

Ad oggi viaggio con una bicicletta il che mi permette di risparmiare sui costi nei mezzi di trasporto, dormo nella mia tenda o alle volte in case dove mi ospitano, la mia vita ha un costo giornaliero di circa 3 euro e grazie alle vendite dei miei libri ed i miei scatti riesco a coprire questa spesa.

IG @antonio.diguida

 

La tua storia ha dell’incredibile. Ma cosa facevi prima di tutto questo? Parlami del tuo cambiamento.

Prima di lasciare l’Italia mi sono laureato in design industriale, alla fine di questo percorso ho capito che mai più la mia vita e soprattutto il mio tempo dovesse essere giudicato da un numero o un foglio di carta.

Alla fine del mio percorso universitario ho preso un volo di solo andata per il Kenya, scavalcando per la prima volta nel 2013 le famose quattro mura che circondavano la mia vita.

Questa connessione all’Africa è dovuta a mio cugino. Dopo la scomparsa di suo padre attraversò un periodo molto duro, fuggì verso la Tanzania e tornò completamente diverso, vedevo nei suoi occhi un cambiamento, un’anima nuovamente piena di voglia di vivere.

Volevo ottenere quella sensazione ma non seguire i suoi passi, volevo che il viaggio facesse il suo percorso e per questo scelsi una terra vicina, il Kenya.

Trovai poi un’associazione per svolgere volontariato, in un villaggio perso nella savana più nera, non c’era niente ma allo stesso tempo l’essenziale per poter ritornare a sentirsi vivo e grato.

Una nuova esperienza, una cultura diversa da quella che mi era sempre stata imposta, una lingua indigena incredibilmente meravigliosa da imparare, nuovi volti, nuove storie, vedevi sorrisi affogati dentro un oceano duro da vivere, un habitat arido e povero ma allo stesso tempo pieno di vite pronte a vivere giorno dopo giorno ogni difficoltà.

Ho avuto tanta paura, ricordo che i primi giorni non mangiavo e non dormivo, ma alla fine questa paura si evolse in voglia di sentirsi vivo, iniziavo a vedere tutto con un’altra ottica, la maglia che avevo bucata da giorni non mi dispiaceva più indossarla e quel riso in bianco giorno dopo giorno era per me sempre più gustoso.

Tornato poi dall’Africa e laureatomi dovevo trovare il modo per ripartire da zero e crearmi una nuova vita.

L’Italia non riusciva a darmi un lavoro fisso.

Un ragazzo che svolse il volontariato in Africa mi parlò dell’Australia, di quanto quella terra grazie ad un visto lavorativo e ad una propria determinazione potesse riuscire a dare dei buoni risultati.

Passai qualche mese a racimolare più soldi possibili per comprare un altro biglietto aereo verso l’Australia, ricordo che avevo circa cinquecento euro in tasca e un livello di inglese basilare.

Dopo diverse settimane riuscii a trovare un lavoro ben pagato nelle costruzioni edili.

Il guadagno era ottimo e difatti riuscii a sistemare molte cose che avevo in sospeso in Italia, ma dopo diversi mesi capii che mi stavo nuovamente chiudendo dentro un cerchio.

La sveglia alla solita ora, le giornate passate a provare le solite emozioni, la mia mente e il mio spirito erano ferme allo stesso livello di quando avevo iniziato a lavorare, il corpo faceva tutto il resto.

Cresceva in me la paura di passare la vita ad inseguire una carriera e un arricchimento fondato su beni materiali.

Comprai un van costruendoci una casa mobile per viaggiare l’Australia e poter lavorare in campi diversi, fu il periodo più incredibile della mia vita, perché nel momento in cui le giornate e i panorami si ripetevano, con la mia piccola dimora mobile potevo andare altrove e vivere nuove esperienze.

Ad oggi le esperienze vissute intorno al mondo sono tante ed ognuna di esse ha portato in me un accrescimento inestimabile, queste sono le mie skills e le ho conseguite vivendo in viaggio e aiutando le culture che trovavo nel mio cammino.

 

Leggi anche: ” Gianluca Gotto: seguendo la libertà ho trovato il lavoro dei sogni e una vita felice

 

Il tuo stile di vita richiede molto impegno e dedizione considerando che spesso viaggi in paesi molto poveri. Cosa insegna viaggiare nel modo in cui fai tu a così stretto contatto con culture diverse dalla nostra?

Il mio modo di viaggiare è molto legato alle culture e per questo svolgo molto volontariato, lavori di 4-5 ore al giorno in cambio di vitto e alloggio.

Questi lavori mi permettono di avvicinarmi molto alle culture che vivo nel mio cammino.

A volte ho appreso che la cultura in cui ero nato era più povera di altre sparse in Asia; a livello materiale non avevano niente, ma dall’altra parte avevano la ricchezza di avere una famiglia compatta, il godersi un piatto di riso fra risate e abbracci e l’avere sempre un appoggio da qualcuno.

Il volontariato è una forma di lavoro che aiuta più chi lo realizza che chi lo riceve, ed ogni popolo vissuto riesce ad ampliare i propri orizzonti.

Negli ultimi cinque anni, vivendo e viaggiando intorno al nostro globo ho appreso che casa mia è sempre stata con me, che la famiglia o gli amici sono le persone che esistevano intorno a me in quell’esatto momento e che non c’è niente o nessuno al mondo che può togliermi il presente.

Viviamo in un arco di tempo che un domani avrà una fine, un tempo che vive nel mezzo fra una nascita e una morte, quello che c’è al di fuori di questo arco di tempo non lo conosciamo, ma ogni secondo che sprechiamo a fantasticare in un futuro e a ricordare un passato è un secondo perso nel pensare a qualcosa che avverrà un domani o un qualcosa che è già passata.

L’unica cosa certa è che ci sarà una fine e che questa fine non deve metterci assolutamente paura, anzi, deve incoraggiarci a vivere giorno dopo giorno in pieno la nostra giornata, a riempirla di sorrisi, di abbracci e di condivisioni con il prossimo.

Il nostro peggior nemico è dentro noi stessi quando si è infelici, quando si prova odio, invidia per qualcuno o qualcosa, quando ci stufiamo nel fare qualcosa o quando vogliamo gonfiare il proprio ego, l’unico vero male e nemico da dover combattere, un qualcosa che vive dentro di noi e che molto lentamente dobbiamo placarlo ogniqualvolta esso fuoriesce, placarlo nell’aiutare il prossimo, nell’ascoltare senza interrompere, nell’abbracciare senza alcun motivo o nel sorridere a chi ci odia.

Negli ultimi dieci minuti della nostra vita inizieremo a fare un tuffo nel passato, a ricordare ogni momento vissuto e ogni persona incontrata nella nostra vita, in quell’esatto momento rimpiangeremo di non aver fatto una determinata scelta, di non aver rischiato fino in fondo o di non aver dichiarato tanto amore ad un’anima entrata nella nostra vita e poi persa per sempre, ci accorgeremo che non è tanto importante cosa ci sarà dopo la morte ma come siamo stati ingenui a perdere il nostro tempo dietro a cose inutili come l’inseguire un successo, gli oggetti o persone che non ci meritavano, a come siamo stati ingenui ad essere pigri nel non uscire da quel comfort che si era casualmente creato, a spendere il nostro tempo a costruire una dimora, pagandolo con il nostro tempo, mattone dopo mattone.

Quello che serve per poter vivere felici è qui con noi, nelle nostre mani utili per afferrare, nelle nostre braccia utili per abbracciare, nelle nostre gambe utili per camminare, nei nostri occhi utili per osservare, nelle nostre orecchie utili per ascoltare, abbiamo tutto quello che occorre per vivere in qualsiasi parte del nostro globo e se riusciamo a capire l’essenza di questo principio, riusciamo a capire che non occorre nessuna casa, comfort o persona per poter vivere una semplice e felice vita.

I nostri maestri di vita sono coloro impossibilitati a camminare, o che non possono vedere la bellezza dei colori o ascoltare il suono della natura, da loro possiamo imparare molto.

Riesci a capire di quanto sia importante prendersi cura del proprio corpo molto più di una casa, di quanto sia importante nutrirla di energie positive trasmesse dalle persone intorno, di nutrirlo con alimenti cento per cento organici.

Viviamo in un’era in cui ogni duro lavoro viene sostituito da un marchingegno oppure un prodotto industriale, danneggiando nella maggior parte dei casi il nostro sistema.

Ho appreso che l’essere umano si evolve mediante la natura che lo circonda; dobbiamo immergerci in ogni parte del mondo per poter capire che ovunque tu sia nato, dall’altra parte del mondo c’è un tuo fratello, identico a te, ma con un accrescimento differente e che può insegnarci molto.

L’essere umano si evolve condividendo i segreti nascosti fra le proprie culture, nate in ogni parte del nostro globo e non puntando il dito o facendo guerra a colui che è “diverso”.

IG @antonio.diguida

Spunti di riflessione di un valore immenso Antonio.
Molti pensano però che non sia così facile costruirsi una professione online per poter vivere viaggiando. Tu come la pensi a riguardo?

Ho sempre pensato che se si vuole ottenere una cosa che non sia impossibile da raggiungere, con la giusta tenacia e la giusta grinta la si può ottenere.

Ci vuole molta pazienza, a volte per qualcuno è molto più semplice grazie anche ad un lavoro con i social, ormai oggi è una corrente che influenza molto questo tipo di lavoro, altre volte invece occorre più lavoro e maggior tempo da dedicare, ma ogni sforzo dato sarà sicuramente ricompensato nei migliori dei modi, basta solo crederci fino in fondo come ogni cosa che iniziamo.

C’è da considerare che in un mondo lavorativo del genere non ci si arricchisce tanto a livello monetario, ma si capisce che la vera ricchezza è la propria libertà.

Essere nomade digitale comporta anche portare fuori una propria visibilità, un altro fattore importante per me è che questa visibilità non porti ad aumentare il proprio ego, senza portare il proprio cammino sopra un palcoscenico.

 

Considerando il tuo grande cambiamento, cosa pensi ci sia di sbagliato nel modo di vivere all’interno del sistema lavorativo tradizionale?
Perché secondo te sempre più persone decidono di mollare tutto per cercare stili di vita alternativi?

Penso che non ci sia niente di sbagliato, c’è solo una differenza nel voler vivere la propria vita.

Nessuno di noi realizza un cammino migliore ad un altro, è solo un modo di vivere la propria vita differente ad un’altra.

Molte anime riescono a sentirsi bene quando programmano già tutto, l’avere una sicurezza futura.

Sono anime che comunque calcolano giorno dopo giorno il proprio cammino, ogni tassello deve essere posizionato nel giusto luogo.

Questo comporta di visionare già un futuro che ancora realmente non è stato vissuto.

Il fatto di vivere nelle quattro mura di un ufficio anche questo dipende da ogni anima.

Personalmente ho parlato con persone che seguono il mio viaggio che per venti anni sono sempre rinchiuse dentro un solito cammino, il solito cornetto al bar e le solite quattro mura del proprio ufficio, la loro anima ha viaggiato molto di più di molte altre anime incontrate viaggiando.

Parlando con queste anime ho appreso che si può viaggiare anche restando fermi.

Sto crescendo in un cammino al di fuori di queste quattro mura proprio perché mi sentivo soffocare, considerando questo fattore, penso di ritenermi più debole rispetto ad altri che ancora oggi riescono a vivere dentro questa scatola e si sentono soffocare.

 

Questo punto di vista non lo avevo mai preso in considerazione, e devo dire che è assolutamente affascinante.
Come rispondi alle persone che criticano il tuo stile di vita dicendoti che dovresti pensare al futuro e alla pensione?

Il fatto di pensare al futuro non mi permette di godermi il presente in tutte le sue forme, realizzare qualcosa oggi per trarre un beneficio domani per me è come piangere una persona ancora prima che muore.

Oggi mi godo il suo calore, il suo abbraccio e i suoi occhi.

Ho vissuto con monaci, guru e saggi, ho realizzato alcune esperienze di vita come il Vipassana oppure vivere in alcuni Ashram e comunità che mi hanno portato ad avere questa ottica di vita.

La sensazione è di liberazione da ansie e paure di un qualcosa che ancora non è accaduto.

Perché preoccuparsi oggi di un qualcosa che ancora non è successa? Se realmente crediamo in noi stessi e ad oggi sempre ce la siamo cavata, perché non potremmo cavarcela anche nel futuro?

 

Giusta osservazione. Cosa significa per te ad oggi avere successo?

Il successo è un veleno per la propria anima, una zolletta di zucchero al proprio ego, l’unico male che tutti noi dovremmo sconfiggere, il voler essere superiori ad un altro essere o ancora peggio realizzare un qualcosa per una propria visibilità o un proprio desiderio di arricchire il proprio ego.

Per me il successo non esiste, non penso molto a quello che c’è al di fuori della mia vita.

Ad oggi sono l’insieme di ogni esperienza vissuta, sia negativa che positiva, ed è una soddisfazione personale.

La difficoltà più grande è stata sradicare le radici la prima volta e iniziare a vivere una vita da nomade, il staccarsi completamente da ogni confort che si era creato intorno a me.

 

Parliamo della tua ultima opera ” Australia, dove i sogni prendono vita “. Cosa hai voluto trasmettere con questo tuo ultimo libro?

Il mio terzo libro è dove racconto un incredibile cammino vissuto in Australia.

Dopo il viaggio in Africa nel 2013 ero partito per l’Australia inseguendo un sogno, oltre ad averlo realizzato ho avuto un radicale cambiamento nel modo di vivere.

La cosa assurda è che non stavo cercando questo cambiamento ma un insieme di esperienze vissute hanno mutato da esperienza di lavoro all’estero alla ricerca di una felicità fondata su sé stessi.

Ero atterrato in Australia e non conoscevo nessuno, il mio inglese era pessimo e non avevo soldi, ma avevo tanta fame.

Volevo cambiare la mia vita, poter dare una svolta dopo aver avuto in Italia troppe delusioni, specialmente dalle persone.

Ricordo i primi giorni che ero atterrato, non sapevo dove sbattere la testa, ho passato le pene dell’inferno ma con la giusta grinta sono riuscito a trovare un lavoro, poi mi sono accorto che il lavoro mi stava trasformando in una macchina che produceva soldi e non esperienze di vita.

La mia mente e il mio spirito erano ferme allo stesso livello di quando avevo iniziato a lavorare, il corpo faceva tutto il resto.

Cresceva in me la paura di passare la vita ad inseguire una carriera e un arricchimento fondato su beni materiali.

Il nostro futuro sarà caratterizzato da una condivisione virtuale fondata sui propri beni e sull’apparire agli altri, che necessariamente falsificherà la vera essenza di un’anima.

Stiamo tutti affogando in un oceano tossico e il dramma è che non ce ne accorgiamo, o forse non vogliamo accorgercene.

In questo cammino realizzato in Australia ho appreso che la mia vita non deve essere telecomandata da un orologio, che deve avere una felicità al di fuori di ogni bene materiale, di camminare in ogni angolo di questo mondo crescendo sulle orme di tutte le culture che vivono nel nostro pianeta.

Distinguersi da un branco soggiogato dalle religioni e preoccupato solo di accumulare ricchezze o visibilità.

Questo libro è il continuo di un cammino, il seguito di un viaggio in Africa e il precedente di uno verso l’Asia, un punto di mezzo.

Un libro che è allo stesso tempo un aiuto a tutte le persone che vorrebbero realizzare un’esperienza in Australia con il working holiday visa dove si possono trovare tanti consigli, contatti, luoghi per lavorare, i primi passi, c’è tutto.

 

Sono sicuro che molti potranno trovare ispirazione da questa tua opera.
Perfetto Antonio. Ci lasci con un ultimo messaggio per la community?

Inizia a scavalcare le quattro mura che circondano la tua vita!

IG @antonio.diguida

 

Segui Antonio sul suo Blog, Instagram e Facebook.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here