Corona Virus: vogliamo davvero tornare alla normalità?

Sono le 13.51 di un mercoledì qualunque, anzi, non molto qualunque, visto che siamo nel bel mezzo di un periodo di emergenza sanitaria tra i peggiori nella storia.

Sono sdraiato sul letto con la mia compagna, a quest’ora solitamente ci alzavamo di fretta, una lavata di denti veloce e poi giù di corsa per le scale verso i nostri rispettivi uffici, dove avremmo passato il resto della giornata.

Questo succedeva tutti i giorni, tranne il weekend.

Vogliamo davvero tornare alla normalità?

Oggi invece abbiamo pranzato con calma sul balcone, guardando fuori un mondo che si è fermato, c’è un silenzio quasi spettrale.

Restiamo sul letto a coccolarci, abbracciarci, e ci diciamo quanto sia incredibile avere tempo per tutte queste piccole cose, per tutto quello che i ritmi frenetici finiscono per spazzare via durante la nostra quotidianità.

Leggo un libro; prima del virus riuscivo a ritagliarmi un pò di tempo per leggere prima di dormire, quando le palpebre tendevano a cadere e dovevo combattere con il sonno, ora invece riesco a leggere un pò di mattina e un pò di pomeriggio, ed è meraviglioso.

Vogliamo davvero tornare alla normalità?

Faccio una video chiamata con i miei genitori, mi dicono che si annoiano, mi mancano e vorrei abbracciarli, penso che questo virus ci stia ricordando il valore del contatto, qualcosa che prima davamo per scontato.

Abbiamo creato la tecnologia per migliorare la qualità della vita, abbiamo inventato mille modi per inviarci messaggi e fare chiamate, e ora non riusciamo più a conversare senza che una notifica non disturbi un incontro piacevole.

Le mie sorelle mi raccontavano che negli anni 80 ci si dava appuntamento a voce:”ci vediamo in piazza fra 3 giorni”.

Oggi abbiamo gli eventi Facebook e i gruppi Whatsapp:”sto partendo“, “sto arrivando“, “sono quasi lì“, “2 minuti“.

Forse è vero che esiste un equilibrio del dare e avere per ogni cosa.

Vogliamo davvero tornare alla normalità?

Gioco un pò con il mio cane, prima era abituata a stare da sola quasi tutto il giorno, ora invece posso giocare con lei spesso.

La porto a fare una passeggiata nel quartiere, faccio lo stesso tragitto che mi avrebbe portato in ufficio; solitamente le macchine si accavalcano l’una sull’altra, lo smog è insopportabile, il rumore quasi assordante.

Le strade sono un intreccio di persone stressate che imprecano e suonano il clacson dell’automobile ad altre persone più stressate.

Sembra una gara a chi cede per primo, ogni tanto qualcuno sbotta e scenda dalla macchina in preda ad un attacco isterico, dal di fuori mi sembrano matti.

Gente che va di fretta, che corre per andarsi a rinchiudere in un luogo fatto di muri bianchi, aria condizionata e luci artificiali.

Mi chiedo per quanto ancora il nostro pianeta potrà sostenere tutto questo, forse i virus e altre catastrofi naturali sono un modo in cui il mondo cerca di ristabilire un equilibrio che è in grado di tollerare.

Vogliamo davvero tornare alla normalità?

Adesso c’è pace, l’aria è pulita, non devo usare la mascherina anti smog per camminare, non si sente alcun rumore se non quello del canto degli uccellini.

I mari si sono ripuliti, i delfini sono tornati vicino ai nostri porti.

Accendo la tv, si parla di Corona Virus, sono tutti preoccupati per la ripartenza dell’economia:”quando si tornerà a viaggiare“?

Penso che abbiamo violentato il mondo del turismo con i nostri weekend nelle capitali europee, perché è più facile avere un briciolo della torta piuttosto che combattere per avere la torta intera.

Vogliamo davvero tornare alla normalità?

Leggo su Facebook le lamentele dei genitori che si ritrovano costretti ad essere chiusi in casa con i propri figli.

Non riescono a stare fermi, devono uscire, fare, la gente si annoia di se stessa e di quello che ha intorno, non riesce più a rilassarsi, deve produrre qualcosa, cosa poi? E’ una continua corsa verso l’arricchimento materiale e il rincoglionimento temporale.

Le ore del giorno devono essere occupate da qualcosa come fossero degli slot, se uno slot è vuoto è il panico.

Le persone semplicemente non hanno più immaginazione, dicono loro di vivere in un modo e così fanno, come pecore al pascolo seguono la massa.

Ma io mi rigiro nel letto, suona la sveglia, sono le 7.30 del mattino.

Presto, devo alzarmi, lavarmi e correre al lavoro.

Vogliamo davvero tornare alla normalità?

 

Danza Lenta di David L. Weatherford

Hai mai osservato dei bambini su una giostra
o ascoltato la pioggia battente che colpisce il suolo?

Hai mai seguito il volo errante della farfalla
o scrutato il sole che sfuma nella notte?

Dovresti rallentare, frena un po’ la tua danza,
il tempo è poco, la musica non durerà.

Vivi ogni giorno al volo?
Quando chiedi a qualcuno “Come stai?” ascolti mai la risposta?

Quando la giornata è finita, ti sdrai sul letto,
pensando a mille cose che ancora ti restano da fare?

Dovresti rallentare, frena un po’ la tua danza,
il tempo è poco, la musica non durerà.

Hai mai detto a tuo figlio, “Lo faremo domani”,
senza vedere, nella fretta, la sua delusione?

Hai mai perso i contatti, lasciando morire un’amicizia
perché non c’era tempo di chiamare e dire ciao?

Dovresti rallentare, frena un po’ la tua danza,
il tempo è poco, la musica non durerà.

Quando corri a più non posso per raggiungere una meta
perdi metà del divertimento per arrivarci.

Quando ti angosci e corri nelle ore del tuo giorno
è come se buttassi un dono senza aprirlo.

La vita non è una corsa, prendila con più calma,
ascolta la musica prima che finisca la tua canzone.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here