Andrea Cabassi: Molla tutto a 40 anni per diventare scrittore e vivere da nomade digitale

Andrea Cabassi

” Se lo vuoi davvero troverai un modo, se non lo vuoi, troverai una scusa. “

Lo so, è una frase fatta, ma che rispecchia in pieno il concetto di volontà di cui voglio parlarti a breve.

Da quando ho cominciato ad intervistare persone che hanno deciso di cambiare vita per vivere liberi, le scuse provenienti da tutti quelli che hanno intrapreso la scelta opposta, e cioè quella di seppellire i propri sogni in un cassetto per vivere una vita omologata nella società, sono state varie e a tratti divertenti.

Eppure, una delle attenuanti maggiormente adottate da questi individui, è sicuramente quella legata all’età.

” Lui ce l’ha fatta perché è giovane…… “

” Eh ma se avessi la sua età ……”

” Se solo potessi tornare indietro….. “

Inutile dire quanto l’età sia solo un numero scritto su un documento rilasciato da un ente che non ha nulla a che vedere con la nostra vita reale.

Siamo noi stessi che scegliamo chi essere ogni giorno, e non esiste alcun momento all’interno della nostra esistenza in cui non possiamo scegliere di ricominciare a rincorrere nuovamente i nostri sogni.

 

Ciao Andrea, dicci chi sei…..

Ciao Nico e grazie per questa intervista!

Mi chiamo Andrea Cabassi, ho 43 anni e vivo… vivo… sul pianeta Terra.

In questo momento non ho un domicilio fisso.

Se dico “vado a casa” significa che mi sto recando a Parma, la mia città natale, nella quale però dal 2016 non vi ho trascorso più di due mesi all’anno.

Sono cresciuto in un paesino di nemmeno mille anime.

Laurea in ambito scientifico, da sempre la passione per i viaggi, il cambiamento e le curiosità sono state parte di me.

Nel 2015 ho rinunciato a una prospettiva dirigenziale “sotto casa” per salire su un aereo e inseguire i miei sogni.

La prima tappa della mia nuova vita è stata un impiego a Dubai, ma dopo 2 anni mi sono licenziato per prendere un periodo sabbatico e realizzare il mio Grande Sogno: ho viaggiato per 300 giorni in solitaria attraverso il Sudamerica, esperienza strepitosa, terminata a metà dicembre 2018, che  ha cambiato il mio approccio alla vita.

 

Deve essere stato un viaggio incredibile.
Come lo hai finanziato? E cosa facevi prima di questo grande cambiamento?

Ho prevalentemente finanziato il mio viaggio utilizzando i miei risparmi e la vendita del mio libro.

Ora sto lavorando ad alcuni nuovi progetti di vita (sia in ambito editoriale che non) aventi come obiettivo quello di generare una fonte di reddito che mi permetta di lavorare in modo “location independent”, tenendo conto delle mie nuove priorità: fare ciò che mi piace, facendo in modo che il lavoro sia al servizio dello stile di vita che vorrei raggiungere, anziché viceversa.

In poche parole, intendo fare del mio meglio per mantenere la serenità e la positività che ho assorbito nell’ultimo anno.

Prima mi occupavo di project management.

La scintilla che mi ha fatto decidere di lasciare il lavoro è scattata a conseguenza di un gravissimo incidente che ha colpito uno dei miei affetti.

Per fortuna le cose sono poi evolute positivamente, ma quanto accaduto mi ha dato una sveglia clamorosa.

In quel momento ho preso coscienza che, a separarmi dai miei sogni, erano solo i castelli di paure che avevo fabbricato nella mia testa.

Ho d’un colpo ritenuto utopico rimandarne la realizzazione all’età della pensione quando, posto di arrivarci e averne una, non potrò avere la certezza di avere la forza e la volontà di fare ciò che desidero oggi.

Andrea Cabassi
IG @andreacabassicom

 

Ottimo modo di vedere le cose.
Immagino che quando hai deciso di dare le dimissioni avrai avuto mille tipi di paure diverse. Quali erano i tuoi progetti all’epoca?

La priorità era quella di trascorrere un po’ di tempo in famiglia e quindi viaggiare almeno per un anno senza un itinerario predefinito e senza una data precisa di ritorno, tant’è che la mia strada ha preso forma strada facendo in base alla curiosità, all’istinto, al destino e agli incontri.

Da sempre sogno di diventare nomade digitale ma mai avevo deciso di provarci per davvero.

Ogni scelta è una scommessa, che si può vincere o che si può perdere ma, se non ci si prova, se non si posa la “prima pietra”, è impossibile arrivarci.

Bada bene però, non intendo dover viaggiare per lavorare, ma poter viaggiare o rimanere stanziale, a mia discrezione, se e quanto voglio, mentre lavoro.

La vera sfida è proprio quella.

 

Inizialmente eri partito con l’idea di fare il giro del mondo ma poi hai scelto di fermarti prevalentemente fra Sud e Centro America.
Cosa ti ha trasmesso questo tipo di viaggio?

Quella del giro del mondo era un’idea romantica, mi affascinava uscire di casa dirigendomi a destra e rientrare arrivando da sinistra.

In realtà, ciò che davvero desideravo, era muovermi lentamente, godermi la quotidianità senza dover per forza tagliare un traguardo.

In Sudamerica, con i suoi ritmi lenti, con la sua gioia, la sua spiritualità e i suoi colori, ho trovato pane per i miei denti e ho ben presto smesso di pensare di dover girare attorno al globo terrestre.

Volevo rendere conto solo a me stesso e ai miei sogni.

Questo viaggio ha confermato ciò che già sapevo: il 99% degli esseri umani hanno un solo obiettivo comune, che è quello di essere felici.

Tutto il resto sono chiacchiere da bar o da mass media.

Ho imparato che il Sudamerica è di gran lunga meno pericoloso di come ce lo raccontano e che, in ogni suo angolo, c’è sempre qualcuno pronto ad allungarti una mano in caso di bisogno.

Ho assaporato il piacere di viaggiare da solo, di trovare quotidianamente nuovi compagni d’avventura, con alcuni dei quali ho viaggiato per settimane, mentre con altri ci siamo incrociati per il tempo di una birra.

Dulcis in fundo, per la prima volta ho provato la potentissima sensazione di essere l’unico padrone del mio tempo.

 

Sei passato dall’essere un manager di una multinazionale a scrittore giramondo, tutto questo a 40 anni.
Cosa rispondi a quelli che affermano che sei stato fortunato e che per loro sarebbe impossibile un cambiamento del genere?

Rispondo che le uniche vere e impagabili fortune che ho avuto sono state quelle di essere nato sano, in un paese straordinario, democratico e civile, in tempo di pace, in una famiglia che mi ha dato opportunità e grandi valori.

Tutto ciò che è venuto dopo me lo sono sudato, guadagnato e, probabilmente, meritato.

Non sono stato sorteggiato né raccomandato da nessuno per arrivare fin qui.

Sia chiaro, qualche sana botta di culo non guasta, però trovo sia da perdenti ritenere che sia necessaria fortuna per riuscire nei propri intenti.

andrea cabassi
IG @andreacabassicom

 

Parliamo di vita nella società: Cosa pensi ci sia di sbagliato nel modo in cui le persone vivono all’interno del sistema lavorativo tradizionale nine-to-five?
E’ possibile essere davvero felici dentro questo sistema o fa solo parte di una comfort zone in cui molte persone tendono ad accomodarsi?

Il sistema che l’uomo ha creato nel mondo occidentale, costruito attorno a priorità di mercato, alla costante necessità della crescita economica, lo vedo sostenere sempre meno la felicità dell’essere umano.

E’ bene ricordare che, quando compriamo una cosa, non la paghiamo con denaro, ma con il tempo che abbiamo impegnato per possedere quel denaro.

Il nostro tempo non ce lo restituisce nessuno.

Poi, in parecchi casi, va a finire che un giorno ci svegliamo come vecchi reumatici, rimpiangendo ciò che non abbiamo fatto.

Ciò detto, gli esseri umani sono meravigliosamente diversi, quindi probabilmente tanti sono davvero felici (o presunti tali) all’interno della comfort zone derivante dall’omologazione sociale.

 

Dopo questo cambiamento il tuo mindset deve essere cambiato drasticamente.
Cosa significa per te ad oggi avere successo nella vita? Quali sono le soddisfazioni migliori che hai avuto negli ultimi anni? E le difficoltà?

Avere successo per me significa essere padroni del proprio tempo, per fare ciò che ci piace, vivere dove ci sentiamo bene con le persone che amiamo.

Senza bisogno di essere ricchi, famosi o guidare l’automobile più costosa.

Le soddisfazioni migliori degli ultimi anni sono stati gli attestati di stima ricevuti per aver fatto scelte di vita tuttora considerate controcorrente e i ringraziamenti di chi ha ricevuto un aiuto leggendo il mio libro.

Le difficoltà sono derivate dal fatto che la nostra società è costruita per chi sceglie di omologarsi al sistema, quindi chi fa scelte come la mia tende inevitabilmente a essere piuttosto isolato.

 

A proposito del tuo libro, so che hai creato una tua opera intitolata ” Permettimi di insistere ” che promette davvero bene.
Cosa hai voluto trasmettere con essa?

Si tratta di un romanzo autobiografico.

Come sai, nel 2015 ho lasciato la vecchia vita per espatriare.

Per parecchi mesi ho tenuto un diario nel quale ho ribaltato tutte le emozioni, paure, dubbi, difficoltà e sensazioni provate prima, durante e dopo aver deciso di cambiare.

Un paio di anni più tardi da quel diario ho tratto un libro, a tratti ironico, a tratti introspettivo.

Un invito a cena per il lettore, con l’indice sotto forma di menu: ogni portata rappresenta una fase del mio cambio vita.

Le riflessioni di un quarantenne italiano, incastrato tra le aspettative sociali (studia, trova un lavoro, sposati, prolifica, ecc.) e i propri sogni, che parevano irraggiungibili fino al momento in cui ho trovato la forza di allungare un braccio per afferrarli.

In “Permettimi d’insistere” mi rivolgo principalmente a chi è tentato di seguire i propri sogni ma non trova il coraggio di farlo.

Nel mio caso la parte più difficile del percorso è stata decidere di seguire la mia chimera all’insegna del “si può fare”; di più, forse “si deve fare”.

 

Non vedo l’ora di leggerlo! Ma ora quali sono i tuoi progetti futuri? Cosa bolle in pentola ?

La pubblicazione dell’edizione in inglese di “Permettimi d’insistere”.

In anteprima, svelo che si intitolerà “Let me insist”.

Quindi la stesura di un secondo romanzo autobiografico al quale ho iniziato a lavorare in viaggio.

Oltre a ciò, ho parecchie idee che sto vagliando, ma sono in fase ancora troppo embrionale perché valga la pena di parlarne.

Chi seguirà le mie diavolerie, saprà…

 

Ottimo Andrea. Lasciaci con un ultimo messaggio per la community…..

Se non ti piace dove sei, spostati. Non sei un albero! (dal mio libro “Permettimi d’insistere”).

andrea cabassi
IG @andreacabassicom

 

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